domenica 25 dicembre 2011

Buon 25 dicembre a tutti!!!

In questi giorni sono stata un po' assente, lo so, perdonatemi, ma ho una piccola idea in testa che spero possa divertirvi.
So che mi leggete da tantissime parti del mondo e non tutti festeggiate questa ricorrenza, perciò vi auguro con il cuore di passare uno splendido 25 dicembre.
Vi auguro anche non di realizzare tutti i vostri sogni, ma di continuare a sognare. Perché quando questi si saranno realizzati non dobbiate trovare il vuoto, perché in ognuno di noi c'è un universo in espansione.
Con affetto a tutti voi.
Velia

giovedì 22 dicembre 2011

LA SAVINA CAYLYN È LIBERA!!!

Gioia e giubilo!!!
Avevo promesso notizie ed eccole: finalmente quelle più desiderate!
Dopo quasi un anno di sequestro oggi l'equipaggio è stato liberato e passerà il Natale a casa.
Una bellissima notizia per terminare l'anno!!!

domenica 18 dicembre 2011

Nel baule delle parole desuete


Recentemente mi sono lasciata affascinare dalla riscoperta di qualche vecchia parola che ormai non si usa quasi più. Mi sono accorta che ultimamente vanno di moda le parole forti, quelle che esprimono il bianco e il nero: sembra quasi che non ci sia più spazio per le sfumature dei grigi.
Tutto è cominciato qualche giorno fa quando, navigando in rete, mi sono imbattuta in un tweet (vale a dire una frase di al massimo 140 caratteri su un noto social network) in cui un utente esprimeva il proprio DISAPPUNTO su un determinato argomento.
Quello che mi ha colpito, non è stato l’argomento, ma l’uso di quella parola. Mi spiego meglio: in questo periodo abbiamo un sacco di gente che urla la propria rabbia, il proprio incazzo, la propria indignazione o, i più moderati, il proprio dissenso. Ecco, la vedete ora la differenza? Manifestare disappunto vuol dire esprimere lo stesso concetto, ma con una mezza tonalità più bassa. Chi dissente alza la voce, chi comunica disappunto no, perché, è abituato ad essere ascoltato senza bisogno di gridare. È magnifico. Cioè: questa parola è magnifica, conserva quel fascino da lord inglese che, con in mano la pipa, dice semplicemente “non sono d’accordo” e sa che questo suo pensiero sarà più ascoltato di quello urlato dalle piazze. Non so perché, ma ultimamente abbiamo tutti bisogno di urlare il dissenso e non riusciamo a sussurrare il disappunto, del resto ci troviamo di fronte ad altre persone che ci gridano in faccia la loro rabbia e non possono ascoltare. Con tutta questa gente che alza la voce, chi ascolta più?
Poi ho pensato a un signore anziano che conosco. Un canuto signore. Qualcuno lo definirebbe un “vecchio con i capelli bianchi”. Ma volete mettere? Un canuto signore ha un bagaglio di esperienza che ci dona con stile. Diventare canuti signori è un traguardo da raggiungere. Poiché invecchiare fisicamente dovrebbe essere una speranza, l’alternativa non è auspicabile, diventare canuti significa raggiungere uno status di persona che merita rispetto per quello che ha fatto in vita. Un signore canuto ha il diritto di esprimere il suo disappunto  guardando dall’alto della sua storia noi pseudo giovani che urliamo il nostro dissenso nei confronti di quel vecchio con i capelli bianchi che dovrebbe farsi da parte (e forse vorrebbe anche, ma di questi tempi non ha ancora raggiunto l’età pensionabile).
Lo so, sto facendo un gioco un po’ inusitato: del resto capisco perché dovrei farlo strano per forza, io non sono mica Verdone!
Avete notato anche che suono più dolce che hanno? Sarà forse solo un caso, ma alla fine le parole che stanno svanendo sono proprio quelle che ci trasmettono sentimenti più pacati. Come se, di questi tempi, la delicatezza di una parola stoni con il contesto in cui si trova. E se fosse invece proprio la parola a determinare il contesto? Infondo, se al giorno d’oggi già l’educazione è poco di moda, figuriamoci la creanza o il garbo
Ed eccomi qui, con il mio pseudonimo, perché sono italiana e non mi serve un nickname, e neanche così importante da meritarmi un nome d’arte, a scavare ancora un po’ nel vocabolario come cercherei dentro un vecchio baule in soffitta, alla scoperta di queste parole che sono desuete. Mica in disuso: un qualcosa in disuso lo puoi solo mandare alla raccolta differenziata, ma una parola dove la butti? Esiste forse un cassonetto differenziato apposito? Direi di no, però posso sempre cercare di farle uscire da quel limbo. Se non altro perché ho voglia di un po’ di posatezza.


mercoledì 14 dicembre 2011

Sono arrivata su Facebook

Ebbene sì, alla fine ho la mia pagina ufficiale.

https://www.facebook.com/pages/Velia-Rizzoli-Benfenati/321138441244029

Sinceramente non so bene a cosa possa servirmi, ma se volete venirmi a salutare mi potrete trovare anche lì.
Non mi sento così importante da dover superare i 5000 amici, ma ho scelto una pagina "ufficiale" perché è più comoda da gestire. Spero, così, di conoscere qualcuno di voi che mi legge tanto fedelmente. Siete una grande fonte di orgoglio per me e non finirò mai di usare una delle mie parole preferite per voi: GRAZIE!!!!

sabato 10 dicembre 2011

10 DICEMBRE: Giornata Mondiale dei Diritti Umani

DICHIARAZIONE UNIVERSALE DEI DIRITTI UMANI

Articolo 1
Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza.

Articolo 2
1) Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna, per ragioni di razza, di colore, di sesso, di lingua, di religione, di opinione politica o di altro genere, di origine nazionale o sociale, di ricchezza, di nascita o di altra condizione.

2) Nessuna distinzione sarà inoltre stabilita sulla base dello statuto politico, giuridico internazionale del paese o del territorio sia indipendente, o sottoposto ad amministrazione fiduciaria o non autonomo, o soggetto a qualsiasi limitazione di sovranità.

Articolo 3
Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona.

Articolo 4
Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù; la schiavitù e la tratta degli schiavi saranno proibite sotto qualsiasi forma.

Articolo 5
Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumane o degradanti.

Articolo 6
Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica.

Articolo 7
Tutti sono eguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Tutti hanno diritto ad una eguale tutela contro ogni discriminazione che violi la presente Dichiarazione come contro qualsiasi incitamento a tale discriminazione.

Articolo 8
Ogni individuo ha diritto ad un'effettiva possibilità di ricorso a competenti tribunali nazionali contro atti che violino i diritti fondamentali a lui riconosciuti dalla costituzione o dalla legge. 

Articolo 9
Nessun individuo potrà essere arbitrariamente arrestato, detenuto o esiliato.

Articolo 10
Ogni individuo ha diritto, in posizione di piena uguaglianza, ad una equa e pubblica udienza davanti ad un tribunale indipendente e imparziale, al fine della determinazione dei suoi diritti e dei suoi doveri nonché della fondatezza di ogni accusa penale gli venga rivolta.

Articolo 11
1) Ogni individuo accusato di un reato è presunto innocente sino a che la sua colpevolezza non sia stata provata legalmente in un pubblico processo nel quale egli abbia avuto tutte le garanzie necessarie per la sua difesa.

2) Nessun individuo sarà condannato per un comportamento commissivo od omissivo che, al momento in cui sia stato perpetuato, non costituisse reato secondo il diritto interno o secondo il diritto internazionale. Non potrà deI pari essere inflitta alcuna pena superiore a quella applicabile al momento in cui il reato sia stato commesso.

Articolo 12
Nessun individuo potrà essere sottoposto ad interferenze arbitrarie nella sua vita privata, nella sua famiglia, nella sua casa, nella sua corrispondenza, né a lesioni del suo onore e della sua reputazione. Ogni individuo ha diritto ad essere tutelato dalla legge contro tali interferenze o lesioni.

Articolo 13
1) Ogni individuo ha diritto alla libertà di movimento e di residenza entro i confini di ogni Stato.

2) Ogni individuo ha diritto di lasciare qualsiasi paese, incluso il proprio, e di ritornare nel proprio paese.

Articolo 14
1 ) Ogni individuo ha il diritto di cercare e di godere in altri paesi asilo dalle persecuzioni.

2) Questo diritto non potrà essere invocato qualora l'individuo sia realmente ricercato per reati non politici o per azioni contrarie ai fini e ai principi delle Nazioni Unite.

Articolo 15
1) Ogni individuo ha diritto ad una cittadinanza. 2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua cittadinanza, né del diritto di mutare cittadinanza.

Articolo 16
1) Uomini e donne in età adatta hanno il diritto di sposarsi e di fondare una famiglia, senza alcuna limitazione di razza, cittadinanza o religione. Essi hanno eguali diritti riguardo al matrimonio, durante il matrimonio e all'atto del suo scioglimento.

2) Il matrimonio potrà essere concluso soltanto con il libero e pieno consenso dei futuri coniugi.

3) La famiglia è il nucleo naturale e fondamentale della società e ha diritto ad essere protetta dalla società e dallo Stato.

Articolo 17
1) Ogni individuo ha il diritto ad avere una proprietà sua personale o in comune con altri.

2) Nessun individuo potrà essere arbitrariamente privato della sua proprietà.

Articolo 18
Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione tale diritto include la libertà di cambiare di religione o di credo, e la libertà di manifestare isolatamente o in comune, e sia in pubblico che in privato, la propria religione o il proprio credo nell'insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell'osservanza dei riti.

Articolo 19
Ogni individuo ha diritto alla libertà di opinione e di espressione incluso il diritto di non essere molestato per la propria opinione e quello di cercare, ricevere e diffondere informazioni e idee attraverso ogni mezzo e senza riguardo a frontiere.

Articolo 20
Ogni individuo ha diritto alla libertà di riunione e di associazione pacifica.

2) Nessuno può essere costretto a far parte di un'associazione.

Articolo 21
1) Ogni individuo ha diritto di partecipare al governo del proprio paese, sia direttamente, sia attraverso rappresentanti liberamente scelti.

2) Ogni individuo ha diritto di accedere in condizioni di eguaglianza ai pubblici impieghi del proprio paese.

3) La volontà popolare è il fondamento dell'autorità del governo; tale volontà deve sere espressa attraverso periodiche e veritiere elezioni, effettuate a suffragio universale eguale, ed a voto segreto, o secondo una procedura equivalente di libera votazione.

Articolo 22
Ogni individuo, in quanto membro della società, ha diritto alla sicurezza sociale, nonché alla realizzazione, attraverso lo sforzo nazionale e la cooperazione internazionale ed in rapporto con l'organizzazione e le risorse di ogni Stato, dei diritti economici sociali e culturali indispensabili alla sua dignità ed al libero sviluppo della sua personalità.

Articolo 23
1) Ogni individuo ha diritto al lavoro, alla libera scelta dell'impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro ed alla protezione contro la disoccupazione.

2) Ogni individuo, senza discriminazione, ha diritto ad eguale retribuzione per eguale lavoro.

3) Ogni individuo che lavora ha diritto ad una remunerazione equa e soddisfacente che assicuri a lui stesso e alla sua famiglia una esistenza conforme alla dignità umana ed integrata, se necessario, da altri mezzi di protezione sociale.

4) Ogni individuo ha diritto di fondare dei sindacati e di aderirvi per la difesa dei propri interessi.

Articolo 24
Ogni individuo ha diritto al riposo ed allo svago, comprendendo in ciò una ragionevole limitazione delle ore di lavoro e ferie periodiche retribuite.

Articolo 25
1) Ogni individuo ha diritto ad un tenore di vita sufficiente a garantire la salute e il benessere proprio e della sua famiglia, con particolare riguardo all'alimentazione al vestiario, all'abitazione, e alle cure mediche e ai servizi sociali necessari; ed ha diritto alla sicurezza in caso di disoccupazione, malattia, invalidità, vedovanza, vecchiaia o in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà.

2) La maternità e l'infanzia hanno diritto a speciali cure ed assistenza. Tutti i bambini nati nel matrimonio o fuori di esso, devono godere della stessa protezione sociale.

Articolo 26
1 ) Ogni individuo ha diritto all'istruzione. L'istruzione deve essere gratuita almeno per quanto riguarda le classi elementari e fondamentali. L'istruzione elementare deve essere obbligatoria. L'istruzione tecnica e professionale deve essere messa alla portata di tutti e l'istruzione superiore deve essere egualmente accessibile a tutti sulla base del merito.

2) L'istruzione deve essere indirizzata al pieno sviluppo della personalità umana ed al rafforzamento del rispetto dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali. Essa deve promuovere la comprensione, la tolleranza, l'amicizia fra tutte le Nazioni, i gruppi razziali e religiosi, e deve favorire l'opera delle Nazioni Unite per il mantenimento della pace.

3) I genitori hanno diritto di priorità nella scelta del genere di istruzione da impartire ai loro figli.

Articolo 27
1) Ogni individuo ha diritto di prendere parte liberamente alla vita culturale della comunità, di godere delle arti e di partecipare al progresso scientifico ed ai suoi benefici.

2) Ogni individuo ha diritto alla protezione degli interessi morali e materiali derivanti da ogni produzione scientifica, letteraria e artistica di cui egli sia autore.

Articolo 28
Ogni individuo ha diritto ad un ordine sociale e internazionale nel quale i diritti e le libertà enunciati in questa Dichiarazione possano essere pienamente realizzati.

Articolo 29
1 ) Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità.

2) Nell'esercizio dei suoi diritti e delle sue libertà, ognuno deve essere sottoposto soltanto a quelle limitazioni che sono stabilite dalla legge per assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti e delle libertà degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell'ordine pubblico e del benessere generale in una società democratica.

3) Questi diritti e queste libertà non possono in nessun caso essere esercitati in contrasto con i fini e i principi delle Nazioni Unite.

Articolo 30
Nulla nella presente Dichiarazione può essere interpretato nel senso di implicare un diritto di un qualsiasi Stato, gruppo o persona di esercitare un'attività o di compiere un atto mirante alla distruzione di alcuni dei diritti e delle libertà in essa enunciati.

domenica 4 dicembre 2011

Senso di colpa

Mi sei entrato dentro come una lama
Mi hai penetrato le carni
Hai scavato nei miei substrati culturali 
Ti sei nutrito degli accadimenti fortuiti
Di quelle telefonate non fatte
Di quegli appuntamenti mancati
Di quei sogno infranti
Mi è stato detto che è giusto così
Mi è stato detto che sei il simbolo della mia umanità
Invece sei solo la violenza della vita
Della mia vita

mercoledì 30 novembre 2011

Un giorno speciale


Questo racconto ha circa 11 anni: lo scrissi insieme al mio nipotino il giorno che scoprimmo che avrebbe avuto una cuginetta. Siccome oggi quel nipotino compie 15 anni e “mi mangia in testa” da un pezzo ho deciso di pubblicarlo, giusto per ricordare che sono stata giovane anch’io …

Accidenti che giornata strana ho avuto! Non credevo che potesse capitare proprio a me… adesso vi racconto…
Nonostante già da qualche giorno sia a testa in giù, la mamma non se ne preoccupa e fa ancora quello che vuole: io ho cercato di spiegarglielo, ma non sembra che sia molto interessata al mio stato…
Oggi ero in un posto che la mamma chiama “supermercato” dove la sento, o forse dovrei dire sentivo?, sempre brontolare per i prezzi troppo alti e la qualità dei prodotti scarsa, anche se non so che cosa siano né i prezzi né la qualità …
Ad un certo punto ho sentito come una specie di onda e tutto è precipitato. La mamma si è chinata su se stessa, ha chiesto scusa a qualcuno che era lì con noi e siamo corsi in bagno… io intanto ero in una situazione strana sempre così a testa in giù, e l’acqua, la mia acqua, quella caldina caldina e che mi aveva tenuto compagnia per tanto tempo, se ne andava: scendeva giù verso il basso in un buco che ho scoperto solo oggi. Ed anch’io scendevo! Cercavo di aggrapparmi, ma non ci riuscivo. Accidenti che paura! Intanto mamma urlava: - Jack, Jack! Vai a prendere la macchina è ora!- Io, intanto pensavo: Ma ora per cosa? Forse lei sa qualcosa che io non so?! Jack (che credo sia uno importante nella mia vita, ma non ho ancora capito a cosa serva, so solo che c’è sempre) è arrivato subito ed ha chiesto se mamma stava male, lei gli ha risposto un po’ male secondo me, ma io ero troppo agitato per farle sapere il mio parere:- No, accidenti, non ancora! Ma presto sì… mi si sono rotte le acque! Vai a prendere la macchina ed andiamo che stavolta dovrebbe essere una cosa rapida!-
Jack è andato a prendere la macchina, un affare che fa rumore, su cui mamma assume una posizione scomoda e che serve ad andare forte, traffico permettendo come dice mamma, e siamo andati in un posto che Jack chiama ospedale e che non so a cosa serva. Mentre andavo là, Jack ha usato uno strano strumento che serve per parlare con le persone che sono distanti e ha detto ad una signora che si chiama Nonna di andare a prendere Carolina e Walter a scuola perché stava arrivando il fratellino. Adesso io non so chi siano questi Carolina e Walter, ma so che chiamano la mia mamma Mamma e sono sempre con noi: a me non sono molto simpatici perché intanto la mamma è la mia e non capisco questi che cosa vogliano e poi perché a volte le salgono in braccio, schiacciandomi, e fanno domande per niente gentili su questo nuovo fratellino che dovrebbe arrivare, ora io non so chi sia costui, ma so che non mi piace, non cercherà anche lui di prendersi la mia mamma?.
Quando siamo arrivati all’ospedale dei signori, di cui non ho avevo mai sentito la voce, ci hanno fatto stendere e finalmente anch’io mi sono sentito un po’ comodo e rassicurato, mamma mi teneva la mano sulla testa e mi diceva delle cosa gentili.
Poi le cose sono precipitate: l’acqua è andata via tutta e le pareti ormai asciutte si stringevano ed allargavano sempre più velocemente spingendomi verso quel buco. Ho avuto una gran paura! Intanto Jack le era vicino, ne sentivo la voce, e le diceva di farsi forza, che sarebbe durato poco e che finalmente avrebbero visto che faccia aveva il loro nuovo piccolino. Ma cosa voleva dire? Intanto il buco si allargava ed io mi ci avvicinavo sempre più come se mamma mi volesse scacciare …
Ma perché ha fatto così? Non stavamo forse bene noi due? È vero che a volte qualcosa non  funzionava:  se mi sedevo su un cuscino comodo lei cominciava a fare pipì e, una volta l’ha fatta pure senza sedersi, oppure c’erano dei cibi che non mi piacevano glieli rendevo e lei li metteva fuori, ma queste cose possono capitare no? Invece lei niente: mi ha buttato fuori urlando pure!
Il suo buttarmi fuori di casa è durato un po’, molti hanno detto poco, anche perché ormai ero il terzo, ma a me è sembrato un’eternità.
Improvvisamente sono passato dal buco.
È stato… davvero strano.
Era freddo e c’era un sacco di gente: gli odori erano strani e mi hanno coperto con qualcosa di ruvido. Ho cercato di esprimere la mia opinione, non che credessi che qualcuno mi ascoltasse, e, cosa ancor più incredibile, ho fatto anch’io un sacco di rumore! Poi mi hanno tagliato quel tubo che era legato al mio pancino, senza preoccuparsi del fatto che mi servisse. Mi hanno messo dell’acqua diversa e mi hanno dato nelle braccia di una signora tutta bagnata. Lei mi ha preso con tanta gentilezza e mi ha detto- ma che bel faccino che hai tesoro mio!- così ho scoperto dalla voce che era la mia mamma. Jack era di fianco alla mamma e mi ha fatto un sacco di luce in faccia. Dopo sono arrivati anche Carolina e Walter, sono come mamma e Jack, ma più piccoli ed hanno detto che era arrivato il loro fratellino. Non sono sicuro, ma penso di essere io, a questo punto, il loro fratellino. Mamma ha una cosa fantastica che io non ho: sopra il pancino ha due cose strane che vengono in fuori morbide, morbide, e che, in cima, hanno due cosi più ruvidi e scuri. Non so perché, ma ho voluto avvicinarmi e prenderne in bocca uno: è stato magnifico! Ho cominciato a tirare ed uscito un liquido strano che aveva il sapore della pappa che la mamma mi dava prima che uscissi dal buco.
È stato un giorno davvero strano e faticoso: una giornataccia insomma. Non credevo che sarebbe successo anche a me, ma adesso faccio parte di un mondo tutto nuovo che prima non sapevo che esistesse, ne facevamo parte solo io e mamma. Adesso invece c’è un sacco di altra gente: insomma non lo credevo, ma oggi io sono nato.

domenica 20 novembre 2011

Blocco dello scrittore


È inutile che continui a guardarmi così. Sappiamo entrambi benissimo come andrà a finire.
Io vincerò e tu ti dovrai rassegnare. Io sono più forte di te. Anche ora che continui a fissarmi inespressivo.
Cosa vorresti dirmi? Che la mia mente è vuota?
Sai benissimo che non è così. I miei pensieri non si lasciano intimorire da te. E te lo ripeto: non continuerò a fissarti a lungo senza riuscire a dirti niente. Senza riuscire a riempirti delle mie parole.
Si dice che per scrivere bene bisogna avere tanto talento. Non è vero. Per scrivere bene bisogna avere qualcosa da dire, ma anche questa è una condizione necessaria non sufficiente. Per scrivere bene bisogna avere delle idee. Non è necessario che queste siano chiare, a volte si chiariscono scrivendo. Una volta ho letto che per scrivere bene bisogna avere talento e cosa da dire. Non sono d’accordo: a questo mondo c’è troppa gente che scrive in modo comprensibile per pensare che ci sia così tanto talento. Io ne sono un esempio: scrivo, qui e adesso, senza idee e senza talento, eppure lo faccio.
Vedi il problema, il tuo problema, è che tu non sei un’idea. Sei solo un  niente. Un vuoto. Sei un qualcosa che può essere riempito da chiunque in qualunque modo, in ogni momento. Sei più fragile di un filo d’erba che almeno ha qualcosa che lo alimenta.
Tu  non hai idee, io sì. Ed in questo ti sono superiore, come sono superiore a tutte le mie paure, a tutti i miei lati scomodi, alle mie nevrosi e alle mie ansie.
Siamo su due piani diversi tu ed io. Siamo due entità diverse: io sono concreta, e tu astratto. Tu vorresti essere quello che io non sono.
Lo vedi? Ti sto già battendo. Ti sto già riempiendo delle mie parole. E tu non hai niente di cui difenderti. Hai solo il tuo sguardo inutilmente algido. Non riesci neanche a starmi dietro. Cerchi stupidamente di intimorirmi ingigantendoti e autoalimentandoti, ma non ce la fai.
Perché, vedi, anche solo fissandoti e odiandoti, come sto facendo ora, anche solo pensando al fatto che non ho niente da dirti, né da dire, riesco a ricoprire di parole inutili il tuo spazio. So che stai vivendo come un’invasione, so che vorresti rimanere candido senza le mie stupide riflessioni, ma anche questa volta ti trovi a dover soccombere.
A volte è difficile batterti, a volte invece è semplicissimo, come oggi che sono apparentemente ispirata e allora mi posso permettere di riempirti con le mie riflessioni come se niente fosse mentre ascolto Bach e assaporo la mia sigaretta al mentolo in questa sonnolenta domenica mattina di fine autunno. Invece ci sono giorni in cui le cose non sono così semplici perché le mie idee si accavallano nella mente e allora mi succede che anche mettere in sequenza pseudo organica soggetto, predicato e complemento diventi complicatissimo. A volte mi capita di avere in testa discorsi bellissimi, parole splendide che si combinano come gli ingredienti del dolce più buono che si sia mai assaggiato; ma poi, quando mi trovo davanti a te, orribile foglio bianco, queste vadano a nascondersi negli anfratti più nascosti del mio io e allora devo scavare, scavare e ancora scavare nel mio animo per trovarle. Hai idea di che fatica sia? Tutte le volte è come mettersi a nudo di fronte a un sacco di gente pronta a giudicarti. Tutte le volte devo destrutturare una parte di me per poi ricostruirla. Sai che a volte fa male? Anche perché non è che io sia sempre ben disposta a conoscermi. E non sono mai disponibile a concedermi a chiunque passi di qua. E tutto questo per cosa? Per il timido, pallido ricordo delle parole che furono: perché tutte le volte, e ribadisco, tutte, non tornano mai esattamente come le avevo inizialmente pensate. Il dolce è ancora buono, ma non ha più quel sapore speciale che aveva. Come quei dolci buonissimi fatti dalla nonna che si sono assaggiati da bambini e che, poi,quando si è adulti al posto della panna ci mettono il latte e invece dello zucchero il saccarosio. E si sa che i dolci light non sono mai buoni come quelli originali.
E non c’è niente da fare: per quanto  io mi sforzi, queste maledette mi vengono sempre in mente nei momenti meno opportuni, quando proprio non so come fare a ricordarle. Qualcuno mi ha consigliato di registrarle. Inutile. Quando c’ho provato il microfono mi ha intimorito e non sono riuscita a spiccicare parola, oppure, riascoltandomi, la mia terribile voce, ha reso quelle parole meravigliose insulse. Una volta ho cercato di mandarle a memoria: c’ero quasi riuscita, ero convinta di aver ricordato tutto, ma poi, tu mi hai svuotato di nuovo la testa.
Una volta un giornalista mi ha detto che si tratta solo di mestiere, che l’arte del dire qualcosa si apprende facendo esercizio. Sarà pure vero, ma non è il mio mestiere. Io nella vita faccio altro. Non sono mica capace di scrivere per vivere, io mi limito a buttare giù quelle parole che non riesco a tenere dentro di me e a divertirmi cercando la combinazione che più sento mia. A volte mi incasino con i tempi dei verbi oppure mi dimentico qualche pezzo, e allora? Io scrivo per scrivere mica per perdere tempo a imbrattare te. Sai che mi frega.
Comunque, ti faccio notare che ti ho riempito anche questa volta e anche questa volta non sei riuscito a intimorirmi fino in fondo. O meglio, forse ci sei riuscito, ma io anche questa volta mi sono fatta forza e ho riempito il vuoto che sei e che hai cercato di mettermi in testa. Con circa novecento parole. Anzi novecentocinquantaquattro per la precisione. Tié!!!

lunedì 14 novembre 2011

Revisionismo parte IV: Dama delle Camelie (dedicato a RO)


Come tutti sanno i figli d’arte sono sempre una pallida ripetizione del talento genitoriale; e posso dirlo con una certa cognizione di causa essendo anch’io una figlia d’arte. Alessandro Dumas è stato il grande autore di romanzi come Il Conte di Montecristo o i Tre Moschettieri. Ma Alessandro Dumas è stato anche uno che ha avuto il cattivo gusto di riprodursi e di dare al figlio il proprio nome. Siccome mi piace essere chiara d’ora in poi chiamerò Piersandro lo scrittore di cui voglio parlare.
Come ho detto Alessandro Dumas ha scritto delle pietre miliari nella storia della letteratura francese, ma non ha scritto La Signora delle Camelie che è un romanzo scritto da un figlio d’arte.
Piersandro Dumas ha letto forse un libro in vita sua oltre a quelli di scritti dall’ingombrante padre, Manon Lescaut, e ha pensato a scrivere una storia che ne fosse una pallida (e fortunatamente più breve) ricostruzione, pensate che imita l’abate Prevost al punto da scrivere il racconto come testimone delle memorie del protagonista. Non ho mai capito per quale motivo gente così interessante che racconta storie degne di essere raccontate incontrino sempre gli altri. Insomma, avete idea di che fortuna hanno? Io mi devo sbattere per inventare una storia, mentre LORO (gli altri appunto) possono godere dei diritti d’autore a costo zero, senza fatica.
Procediamo con la trama: Margherita, così come Manon, è una cara ragazza di sani principi morali che fa quello che al giorno d’oggi si chiama “carriera”. Lei, però, non ha il cervello delle donzelle moderne che spennano il vecchio bavoso viagra - dipendente di turno e muore poverissima. Pensate che finisce con il mettere tutti i propri beni all’asta, in un epoca in cui non si sa ancora cosa sia lo spread, e non cerca neanche di costruire ponti a caso o gallerie ferroviarie (va be’ la battuta sulla galleria, visto di chi parliamo, potevo risparmiarla). Trovo di buon gusto il fatto che, sin dalle prime righe, ci assicurino che non è possibile una DAMA 2 (la vendetta) perché la protagonista muore più o meno quando leggiamo le parole CAPITOLO 1.
Come tutti i bimbiminkia che si rispettino, Piersandro vuole farci credere che ha una vita interessante, invece passa le sue giornate a giocare a Farmville, e ci informa che lui, quella donna che tanto dovrebbe incuriosirci, l’ha conosciuta davvero. E, già da questo, si coglie una certa, come si può dire … , “ingenuità”, che fa sospettare che il ragazzo (Piersandro appunto) di donzelle ne abbia viste poche. A dimostrazione di quanto sostengo, cito testualmente:
“Margherita assisteva a tutte le prime rappresentazioni e trascorreva le sue serate al teatro o ai balli. Ogni volta che si rappresentava una commedia nuova si era sicuri di vederla, con tre cose che non la abbandonavano mai e che occupavano sempre il parapetto del suo palco di prima fila: il binocolo, il sacchetto dei dolci e il mazzo di camelie.
Per venticinque giorni al mese le camelie erano bianche, mentre per cinque erano rosse; non si è mai conosciuta la ragione di quel mutamento di colore, che io riferisco senza saperlo spiegare e che gli assidui dei teatri ai quali essa andava più frequentemente e i suoi amici avevano notato come me.”
Cioè, non so se si capisce, ma … Piersandro, te lo devo spiegare io??? Ti sei mai preoccupato di sapere se, IN QUEI GIORNI (quelli in cui le camelie erano rosse), la nostra eroina era anche più nervosa? Oppure se sentiva l’irrefrenabile impulso di fare paracadutismo, come citava una pubblicità di un po’ di tempo fa? La risposta a queste domande potrebbe aprirti parecchi nuovi orizzonti sai? Secondo me troveresti la risposta al perché di quelle camelie rosse …
Va be’, sto divagando: infondo Piersandro non fa praticamente nulla per tutto il tempo a parte mettere il VERO protagonista, Armand, nel lettino dello psicoanalista e, abusando di una professione che non gli compete, ascoltarlo.
Quindi la vera storia è tra Armand e Margherite: basta fare copia-incolla da quanto scritto per Manon e il gioco è fatto. Con una piccola variante: un padre stracciamaroni.  Io credo fermamente che l’amico Piersandro abbia volutamente messo questa imponente figura per spiegarci molte cose sui suoi problemi di famiglia.
Procediamo: Armand è un nulla facente che se ne va a teatro dove incontra una giovane donna, Margherita, probabilmente durante uno dei venti giorni con le camelie bianche, di cui si prende un’imbarcata paurosa.
C’è un piccolo problema:, anzi due: la ragazza ha una pessima salute e vive mantenuta da un vecchio duca, viagra – dipendente che la spaccia per una povera ragazza in difficoltà che, costretta a vivere al di sopra delle proprie disponibilità, è sempre in bolletta e perciò ha bisogno di un vitalizio (sempre agli altri queste fortune, mentre io mi devo spaccare la schiena 12 ore al giorno … bah!!!). Le malelingue sostengono che il duca la spacci per la nipote di un famoso capo di stato estero, ma non penso sia giusto dare adito a queste voci. Piccola nota a margine: nessuno ha mai controllato la misura dei tacchi del duca.
Il giovane, come tutti gli stalker che si rispettino, inizia ad assillarla anche quando la ragazza vuole rimanere sola (Arma’ che te lo devo dire che una persona normale non vuole compagnia mentre fa l’areosol??) fino a quando non riesce a farsela dare. C’è da dire che la ragazza è abbastanza generosa e fornisce la sua materia di pregio (nei giorni di camelie bianche) con un forte sconto. Aggiungerei che la ragazza si deve liberare anche del cretino della situazione: un odioso spasimante che neanche con un assegno in bianco riesce a farsela dare. Io sospetto che al cretino puzzi l’alito, ma non ho mai avuto la possibilità di approfondire.
Poiché il duca è un tipo generoso, Margherita va a passare le ferie lontano da Parigi. Poiché il duca è anche un po’ coglione, paga, a sua insaputa, anche l’appartamento per lo stalker. E dire che un duca intelligente e come si deve dovrebbe farsi pagare la casa a propria insaputa e non il contrario. Infatti quando lo scopre ci rimane un po’ male. Margherita, che è un tipo poco moderno e poco furbo, invece di negare tutto e di accusare una qualche forma di magistratura deviata cosa fa? Rinuncia al ricco, lasciandolo per lo stalker. E non mi da neanche il suo contatto Facebook! Da questo punto in poi sappiate che Margherita perde completamente la mia stima. Non ci si comporta così. Aggiungeteci anche che lo stalker studia legge, la vita sarebbe molto più semplice per tutti e tre, basterebbe mettersi d’accordo.
A questo punto della storia ecco che Piersandro ci spiega quanto suo padre gli abbia sgretolato le olive. Metaforicamente parlando naturalmente. Infatti il padre dello stalker, il signor Duval (ho detto DuVal, non DuBal!!!) interviene spiegando alla donzella che non è bello che il figlio se la faccia con una così (meglio una Maria Goretti insomma, sai mai che poi si riproduca facendo un Pierpiersandro, che magari si mette a scrivere pure lui e stiamo freschi). E lei cosa fa? Va forse da Barbara D’Urso a spiegarle la situazione diventando così una star della tv? NO, lei lascia Armand senza dirgli niente. Una deficiente a mio modesto parere.
Anche a parere di Armand direi. Che infatti trova una rapida consolazione ormonale: appena ne trova un’altra che gliela da lui non ci pensa due volte. Del resto è un uomo e si sa che gli uomini hanno dei problemi idraulici. Soprattutto a vent’anni.
Il finale ve l’ho già raccontato all’inizio quindi l’amico Piersandro ci toglie anche il gusto per la sorpresa. Niente di più. Una cosa inutile insomma.

lunedì 7 novembre 2011

Il dubbio amletico di Silvio


« DIMETTERSI, o non DIMETTERSI, ecco la questione:
se sia più nobile nella mente soffrire
i colpi di fionda e i dardi dell’oltraggiosa OPPOSIZIONE
o prendere le armi contro un mare di TRADITORI
e, contrastandoli, porre loro fine. TROMBARE, dormire …
nient’altro, e con un sonno dire che poniamo fine
al dolore del cuore e ai mille tumulti naturali
di cui è erede la carne: è una conclusione
da desiderarsi devotamente. TROMBARE, dormire.
Dormire, forse TROMBARE. Sì, qui è l’ostacolo,
perché in quel sonno di DIMISSIONE quali sogni possano venire
dopo che ci siamo cavati di dosso questo groviglio ISTITUZIONALE
deve farci esitare. È questo lo scrupolo
che dà alla sventura una LEGISLATURA così lunga.
Perché chi sopporterebbe le frustate e gli scherni della MAGISTRATURA,
il torto DELL’OPPOSIZIONE, la contumelia dell’uomo superbo,
gli spasimi dell’amore PAGATO, il ritardo della legge,
l’insolenza delle cariche ufficiali, e il disprezzo
che il demerito paziente riceve dagli INDIGNATI,
quando egli stesso potrebbe darsi quietanza
con un semplice PASSETTO? Chi porterebbe fardelli,
grugnendo e sudando sotto il peso di una vita faticosa,
se non fosse che il terrore di qualcosa dopo la DESTITUZIONE,
il paese inesplorato dalla cui frontiera
nessun RICERCATORE fa ritorno, sconcerta la volontà
e ci fa sopportare i MAGISTRATI che abbiamo
piuttosto che accorrere verso altri che ci sono ignoti?
Così la coscienza ci rende tutti PAGLIACCI,
e così il colore naturale DELL’INCERTEZZA
è reso malsano dal PALLIDO CERONE del pensiero,
e imprese di grande BASSEZZA e momento
per questa ragione deviano dal loro corso
e perdono il nome di DIMISSIONE.  »

venerdì 4 novembre 2011

Alluvione in Liguria

EMERGENZA GENOVA
Il numero verde per emergenza a Genova è 800 177 797
Chiedono inoltre a chi ha ancora internet e corrente di aprire il WIFI a tutti.

mercoledì 2 novembre 2011

Cinderella in danza


Quando si affronta una storia così conosciuta come quella di Cenerentola, l’aspetto  più interessante non è la trama in sé, ma il modo in cui essa viene raccontata. Dalla letteratura alla cinematografia, passando per la prosa e la danza, Cenerentola è stata: un racconto storico, una fiaba ricca di magia, una storia drammatica, un balletto classico in cui mostrare il virtuosismo ora dell’uno, ora dell’altro artista.
La versione che in questi giorni il Balletto di Milano, sulle musiche di Rossini, porta in scena presenta alcune caratteristiche veramente interessanti. Giorgio Madia, con la sua coreografia, ci riporta agli anni d’oro della commedia musicale americana e la famiglia tutta al femminile protagonista della vicenda diventa una famiglia borghese con capigliature alla Jackie Kennedy e salotti in carta da parati floreale. E come una commedia di quegli anni è priva di tutto l’appesantimento psicosociale o drammatico di cui spesso è stata caricata la storia.
Il risultato è degno di nota: scevra di riflessi auto commiserativi in cui riconoscersi, ci si trova di fronte a una storia spumeggiante in cui sorridere, se non addirittura ridere, con ballerini capaci sia nei pezzi d’assieme, che negli assoli, che nella pantomima. Priva di divertissement o di virtuosismi che, in questo contesto avrebbero solo appesantito un balletto di questo tipo (ecco: i 32 fouettés in punta della Legnani sarebbero stati del tutto inutili in questa coreografia, benché rimangano una perla nella storia della danza), e tutto ballato senza le famigerate punte, ecco che ci viene restituita una Cinderella adatta ad un pubblico di tutte le età e di tutte le estrazioni culturali.
A tal proposito noterei anche come molto positiva la scelta dell’elemento centrale: la scarpetta, che non è più di cristallo, o di vetro, o d’oro, ma è una scarpetta rosa da punta, quel tipo, cioè, di scarpetta che si richiama al balletto classico accademico, facendone, così, anche un piccolo tributo.
Le scenografie, anche se apparentemente semplici, hanno un qualcosa di geniale nella loro immediatezza: in particolare il momento in cui Cinderella va al ballo in carrozza è un piccolo gioiello di inventiva e fantasia.
Il corpo di ballo si presenta festoso, allegro come si conviene a una storia che nulla ha, né vuole avere, di drammatico, rendendoci partecipi di una festa. Spazia anche in vari contesti all’interno del balletto mostrando sempre quella freschezza che non lo fa mai venire a noia.
Le sorellastre e la matrigna sono interpretati da tre ballerini che, nel loro essere e rimanere maschi, non danno mai quell’aspetto esageratamente burlesco che diventa, alla lunga, pesante. Soprattutto nei momenti di pantomima rendono, con il loro modo di fare, tre personaggi quasi realistici facendo apparire le “donzelle” più come tre campagnole a cui il denaro non ha dato la classe, piuttosto che tre travestiti.
Per quanto riguarda i primi ballerini una menzione particolare va proprio a Cinderella che riesce ad essere romantica e al tempo stesso simpatica proprio come la protagonista di una commedia musicale senza mai trascendere nel vittimismo che tanto si adatterebbe al personaggio.
Il Principe è bello e pulito, riesce a rendere l’idea di essere “il principe” senza oscurare il resto della compagnia, carico, anche lui come tutti, di un’allegria contagiosa.
Tutto questo per un ora e quaranta, scarso, di spettacolo che ti porta al divertimento puro, che di questi tempi non guasta.
Uno spettacolo che consiglio e, per chi volesse prendermi in parola, potrà ritrovare anche nelle seguenti date:
dal 2 al 6 novembre a Bologna
il 9 novembre a Carpi di Modena
3 e 4 dicembre a Novara
il 6 dicembre a Poggibonsi
il 22 dicembre ad Ivrea
il 9 gennaio a Pesaro
il 20 gennaio a Biella
e dal 24 al 29 al Parioli di Roma.



giovedì 27 ottobre 2011

Il Savina Caylyn è ancora lì...

Avevo promesso un aggiornamento che, purtroppo, è questo:  "Aiutateci, ci stanno torturando. Stiamo morendo, aiutateci", lo ha detto Antonio Verrecchia, direttore di macchine, descrivendo le terribili condizioni in cui sono costretti a vivere gli ostaggi, qualche giorno fa alla trasmissione Chi L'ha Visto di Rai3. 
Le condizioni sono ancora più dure per gli altri marittimi italiani che sono stati trasferiti sulla terraferma e che rischiano di essere usati come scudi umani quando vengono avvistati militari in pattugliamento. 
Naturalmente, da parte del nostro Ministro degli esteri ancora niente ... 


Non dimentichiamoli!!!

giovedì 20 ottobre 2011

Un'incazzata tra gli indignati (dedicato a KT)


Tutti siamo a conoscenza degli scontri che ci sono stati a Roma sabato durante la manifestazione del movimento detto degli Indignati. Una manifestazione che aveva carattere mondiale e che, però, solo qui in Italia ha creato così tanti disordini. Cosa curiosa se si pensa anche al posto in cui tutto questo è avvenuto: Roma non è esattamente una città scarsamente avvezza a grandi raduni. Io non ero a manifestare, nonostante penso sia evidente da quello che scrivo il mio condividere le ragioni della protesta, ma ho assisto a tutto il casino di Piazza San Giovanni guardandolo in tv. Ed anche in questi giorni ho  cercato di documentarmi guardando e leggendo tutto quello che sono riuscita a trovare su questi fatti. Tutto questo al fine di trovare una risposta alla domanda che da sabato mi assillava: PERCHÉ?
Ci tengo a precisare che quanto sto per esporre sono solo le mie considerazioni del tutto personali e che non ho alcuna prova a supporto di quanto dico, a parte i video circolati anche in tv e la mia fantasia.
Intanto vorrei partire dalla definizione di Black Bloc e, per far questo, vi faccio porre l’attenzione sulla loro preparazione paramilitare. Al di là della loro incredibile capacità di infiltrarsi all’interno dei cortei pacifici, avete notato la loro abilità nel fare il casino più importante là dove c’è la maggior copertura televisiva? Nel caso di sabato, non è stata la televisione (via satellite per altro così che ci vedesse il mondo intero, sai mai che riuscissimo ad evitare una figura di …) a correre verso i disordini, sono stati i disordini ad accadere in Piazza San Giovanni, dove questa si era già istallata. Naturalmente non hanno cominciato in piazza, no, ma sono (o si sono) fatti convogliare in piazza. Per riuscire a fare questo non basta essere un cretino esaltato, no, è necessario essere preparati, organizzati e guidati: in parole povere, bisogna essere una sorta di piccola squadriglia militare. Lo hanno detto anche loro: si sono preparati in Grecia.
Ora, il quesito che mi pongo, e che immagino si faccia un sacco di gente, è il seguente: come hanno potuto questi mantenersi e provvedere a sé stessi mentre imparavano a fare i vandali urbani? Possibile che questa gente, che dichiara apertamente di fare il manifestante di professione, venga solo mantenuta dalle famiglie?
Sinceramente non ci credo. Secondo me, e ripeto secondo me, hanno ben altre entrate. E intendo dire che c’è qualcuno che li paga per fare il casino che fanno. Che sia Roma, Atene o Genova.
Fateci caso: molti di loro neanche erano italiani, e allora perché non hanno espresso la propria indignazione nei loro paesi?
Pensandoci bene, credo che i manifestanti si possano sostanzialmente dividere in tre gruppi: quelli pacifici, quelli che sono lì apposta per fare danni e le “teste calde” che si fanno coinvolgere dal primo o dal secondo gruppo a seconda della situazione (in genere il secondo gruppo è quello che coinvolge più facilmente).
Allora ecco che si ritorna alla mia prima domanda: PERCHÉ?
Insomma, possibile che questa gente si sia svegliata ed abbia deciso, così senza un vero motivo apparente, di venire proprio a Roma? Io, che sono una pazza visionaria paranoica ed anche un po’ cospirazionista, non riesco a non pensare che qualcuno li abbia chiamati e che loro si siano, sì alzati una mattina ed abbiano deciso di venire a fare casino a Roma, ma solo dopo pagamento. Dai, voglio essere complottista fino in fondo: questi sono dei mercenari.
A questo punto la domanda PERCHÉ? assume un senso abbastanza chiaro.
Quando sono arrivati in piazza e lì sono stati messi nella condizione di dare il meglio (o peggio a seconda dei gusti) di sé hanno dato vita a scene abbastanza grottesche, facendo anche fare la figura degli incompetenti alle forze dell’ordine. Scusate, ma vi sembra possibile che un branco di ragazzetti siano meglio preparati delle forze dell’ordine? In diretta ho visto la famosa scena del blindato dato alle fiamme. Avete notato che i carabinieri sono riusciti a uscire dalla camionetta e sono fuggiti praticamente indisturbati? Ho sentito una mia conoscente dire “eh, mica ci si scaglia contro un collega”. Come dire che gli esagitati fossero in realtà dei membri delle forze dell’ordine infiltrati. Io questo non lo so, però ho notato una stranezza. Possibile che due poveretti di carabinieri, in fuga da un blindato in fiamme, non vengono attaccati da duecento ragazzi? Faccio fatica a credere che nessuno abbia dato un ordine ben preciso (quello giusto per mia fortuna perché quei due carabinieri adesso sono dalle loro famiglie).
Dopo i disordini si sono scatenate le reazioni della politica. Ed ecco che ho cercato ancora la risposta alla mia solita domanda PERCHÉ?
Naturalmente gli schieramenti parlamentari hanno cominciato a incolparsi vicendevolmente per quanto accaduto. Ma non sono le stronzate di parlamentari a interessarmi. Quello che mi ha incuriosito sono state le reazioni pratiche.
Dal lunedì sono partite le retate dentro ai centri sociali e nei covi degli anarchici (ma quanti sono esattamente gli anarchici? Qualcuno si è mai preso la briga di sapere quanti sono?). Dal lunedì, perché ovviamente la domenica questi bravi ragazzi avevano di meglio da fare: dovevano andare allo stadio. C’è da dire che non era una partita di interesse particolare, era solo un derby, quindi perché mai aspettarsi dei disordini? E, stranamente, non c’è stato alcun problema …  Questo per dire, citando nuovamente quella mia conoscente “che i veri capi mica si devono cercare lì, i veri capi sono molto più vicini  …”
Intanto l’estrema sinistra si è subito messa a parlare di poliziotti-drughi. Io non sono d’accordo: il poliziotto-drugo non è quello che si trova in mezzo al casino, bardato come un cavaliere medievale, a lottare contro un branco di esagitati e la paura, no, il poliziotto-drugo è quello che sfodera la sua violenza quando può farlo in condizioni indisturbate, quando può agire senza rischi per se stesso. Il poliziotto-drugo è quello che uccide un Federico Aldrovandi per intenderci.
Di solito, di fronte a manifestazioni di piazza violente, il primo risultato che si ottiene visibile, è che la manifestazione stessa viene messa in cattiva luce. Secondo la teoria per cui fa più rumore un albero che cade che una finestra che nasce, va da sé, che i disturbatori fanno comodo a chi vuole discreditare un intero movimento molto più articolato e complesso. Se poi le cose degenerano fino al “morto” ancora meglio: i manifestanti pacifici la volta seguente ci penseranno almeno due o tre volte prima di scendere in piazza, spaventati da quattro idioti.
Questa volta, però, le cose non sono andate così, perché i manifestanti, quelli veri, si sono schierati a fianco delle forze dell’ordine. L’operazione non poteva riuscire, del resto era prevedibile: c’erano troppe piazze coinvolte.
Ed ecco che tornava la mia prima domanda: PERCHÉ?
Me lo sono chiesto fino a lunedì. Lunedì il Ministro Maroni e il sindaco Alemanno hanno risposto a questa domanda. Ecco a voi le misure che saranno adottate, con il plauso di alcuni parlamentari di sinistra: arresto in flagranza differita, daspo anche per i cortei, uno specifico reato associativo per chi esercita violenza aggravata nelle manifestazioni e maggiori tutele giuridiche per gli operatori di polizia, sospensione di ogni corteo per un mese a Roma. Nella pratica: più difficoltà di difesa in sede di indagine, pagamento per i cortei, un nuovo reato (stranamente ancora non si parla del reato di tortura), maggiore impunità per i poliziotti (c’è da dire che chi si comporta correttamente non ne ha bisogno, ma aiuterà molto i poliziotti-drughi), ed infine: limitazione del diritto di manifestare.
Leggendo queste disposizioni mi è venuta in mente una frase tratta dal film “Star Wars III”: è così che muore la libertà: sotto scroscianti applausi.
Lo vedete anche voi il perché: queste sono prove tecniche di regime. E forse neanche tanto prove.
Ma se è vero che fa più rumore un albero che cade rispetto a una foresta che nasce è anche vero che noi respiriamo grazie alla foresta. Queste prove tecniche non funzioneranno, non ci sperino.


domenica 16 ottobre 2011

La miracola (dedicato a Daniele Groff)


Credo che tutti noi possiamo associare dei ricordi della nostra vita a canzoni particolari e quello di cui ti voglio parlare oggi è la colonna sonora di un piccolo miracolo. Il motivo per cui ho deciso di farlo adesso, senza che ci sia una qualche ricorrenza particolare, lo capirai alla fine se avrai il tempo e la voglia di leggere.
Tutto iniziò nell’estate del 1999: avevo 23 anni ed una vita in brandelli che mi faceva sentire “sempre strana e confusa”.
Quell’estate mi trovavo nel nord della Francia per visitare le zone dello sbarco e non so perché, ma ascoltando Everyday riuscivo a immaginare il soldato americano che, dalle coste inglesi, scriveva alla fidanzata rimasta a casa in attesa del D Day, pur consapevole che la canzone non centrasse niente.
Durante quel viaggio conobbi AD: una ragazzina di 16 con tutte le ansie, le paure e le insicurezze che solo a 16 anni si possono avere. Ricordo molto bene che io e quella ragazzina non avevamo quasi nulla in comune, a parte la passione per i libri, e chiacchierammo ascoltando Variatio 22. Non so dire perché, in fondo tra me e lei c’erano 7 anni e quasi 400km a dividerci, lei nata a 60 kilometri dalla Svizzera ed io bolognese doc, ma diventammo amiche. Non so neanche dire quando, ma diventammo grandi amiche.
Nei mesi successivi, a dispetto di tutto, quella amicizia crebbe e, quando arrivò il 2001, AD ed io ci trovammo davanti ai primi grandi cambiamenti. C’erano cose che non mi piacevano, se mi fossero piaciute sarei stata felice, e per questo lasciai l’università. Per la seconda volta mi dovevo reinventare una personalità. Intanto AD diventava maggiorenne e c’erano un sacco di mondi da esplorare per crescere. Mentre Lory diventava quasi una terza amica, in quel luglio nacque uno dei miei più  grandi amori, terra tra due fiumi: la mia nipotina.
Nel frattempo AD cambiava città, scegliendo l’università, e incominciava una nuova vita “da adulta”. Forse fu proprio allora, quando calò sia la distanza anagrafica che quella geografica ed iniziarono i primi (e per ora soli) battibecchi che la nostra amicizia ebbe una svolta, mutuandosi da grande amicizia in Grande Amicizia, in mezzo a scelte sbagliate cercando amori che avessero dipinta in blu quell’anima.
Nel 2005 arrivarono altre due grandi evoluzioni per noi: AD conobbe EI,  ed io conobbi la seconda ingiustissima realtà: la storia d’amore in cui credevo finì. Lui andò via, anche se non sapevo il perché. Ricordo che era un giovedì notte e che mandai un messaggio ad AD: il pomeriggio seguente era in stazione nella mia città. Prenotammo le ferie assieme e lei lasciò a casa un fidanzato nuovo di zecca perché, per certe esperienze, gli uomini o si limitano a uscire dall’mp3, oppure è meglio incontrarli sul posto. Sfortuna mia: ci fu solo l’mp3.
Quell’estate Ingiustissima Realtà mi accompagnò come un canto di speranza: non ero più la ragazza sempre strana e confusa, ero una donna, che nonostante il momento sapeva che avrebbe rivisto terra e sarebbe volata sopra ogni mistero, ogni decisione presa contromano. Lei non me lo disse mai, ma sospetto che il suo compagno di viaggio fosse Buon Compleanno dato che il fidanzato in quei giorni compiva gli anni a migliaia di kilometri di distanza. Anche se sentiva la mancanza di EI, non me lo fece mai pesare, perché, se anche sola camminava, iniziava a camminare con lui.
Qualche settimana fa ho letto su Facebook che avresti tenuto un concerto vicino a casa mia. AD ed io non ci abbiamo pensato un minuto: l’occasione di sentire dal vivo la colonna sonora della nostra amicizia era troppo ghiotta. E poi, detto tra noi, era di venerdì quindi passare il week end assieme era una grande opportunità. Inizialmente pensavo che saremmo andate solo noi due, ma EI ho voluto accompagnarci: negli ultimi sei anni gli sei entrato nelle orecchie.
L’altra sera abbiamo cantato tutto il tempo e per la prima volta mi sono resa conto di quanto alcuni canzoni possano essere davvero la colonna sonora di un piccolo miracolo: due donne lontane nel tempo e nello spazio possono crescere e maturare diventando Grandi Amiche. Ora che siamo grandi e mostriamo le lacrime senza vergogna, siamo anche in grado di apprezzarlo.
Dopo lo spettacolo ti ho detto solo grazie, e tu mi hai risposto “grazie a voi per essere venuti al concerto”. No, Daniele, grazie a te: per questi 12 anni, per questo miracolo. In attesa di una nuova grande svolta …

domenica 9 ottobre 2011

Milena la Murena


Tutti gli anni la stessa storia. Con l’arrivo della stagione dell’acqua calda arrivano anche loro. A volte mi trovo a sperare che il mare rimanga freddo per non doverli sopportare. È inutile, è più forte di me: io i terresti non li sopporto proprio. Sono creature inutili. Non sanno come ci si comporta in un ambiente civile, non hanno un briciolo di educazione e di rispetto.
Tutte le volte è così: li sento arrivare con quelle specie di conchiglie enormi che emettono un rumore assordante e creano un sacco di bolle, come se la cosa non fosse di alcun disturbo per noi, e quindi si tuffano. Guardare la loro mancanza di stile e di grazie mi fa rigirare le pinne.
I terrestri non sanno neanche nuotare bene: al posto delle pinne hanno delle lunghe protuberanze a cui attaccano delle cose strane simili alle zampe palmate dei volatili di colori assurdi (i terrestri hanno sempre colori assurdi) e che iniziano a muovere in varie direzioni in modo scomposto. Nessuno sa come funzionano quelle strane zampe perché se le mettono solo in acqua. Alcuni miei conoscenti mi hanno assicurato di aver visto che quando tornano a riva se le tolgono. Devo dire che io sono abbastanza lontana dai bassi fondi della riva e qui i terrestri arrivano solo con le protuberanze e le conchiglie.
E poi bisognerebbe discutere del loro comportamento. Anche quando non sono pericolosi, perché bisogna dirlo a chiare lettere: i terrestri sono dei predatori ferocissimi, riescono ad essere sempre e comunque inopportuni.
Intanto bisogna spiegare che queste creature si dividono in tre categorie: quelli che arrivano giù con il fucile ed ogni tanto devono riemergere (e sono quelli più pericolosi), quelli che ti guardano dall’alto (ma io di questi ne ho visti davvero pochi) e quelli che scendono e ti vengono a spiare e basta. Alcuni di questi hanno anche una strana roba addosso nella schiena che fa emettere loro tante bolle (sempre quelle odiose bolle). Devo dire che quelli che fanno le bolle riemergono molto meno di quelli che non fanno quasi bolle. Con gli anni sono giunta alla conclusione che fare le bolle serva loro per sopperire alla mancanza delle branchie. Sì perché bisogna dire dei terrestri che sono pure sprovvisti di branchie, ma che, nonostante questo handicap, continuano a venire a rompere le pinne a noi creature che del mare ne siamo i legittimi abitanti. Vorrei vedere se anche noi cominciassimo a salire a terra e a comportarci come si comportano loro con noi!
Ne ho visti alcuni che sparavano, dico sparavano, ad un mio cugino non si sa bene per quale motivo. Lui non aveva fatto niente di male: era uscito dalla mia tana dopo una visita di cortesia e LORO si sono permessi di fare una cosa del genere. Fortunatamente non l’hanno preso e sono dovuti tornare in superficie, ma per noi è stato davvero un brutto colpo, voglio dire: abbiamo sfiorato la tragedia!
Anche quelli che non ci sparano addosso non sono poi così simpatici. Loro, magari,si sentono buoni e bravi solo perché non ci fanno del male fisico, ma sono così maleducati! Arrivano con dei cilindri che emettono una luce fortissima e spiano nelle nostre tane come se a noi dovesse fare piacere! Ma io dico!!! Ma che modi!!! Io mi permetto forse di andare in casa loro a guardare dappertutto? Ma qualcuno si è mai preso la briga di chiedere il permesso?
A me è capitato un paio di volte: una volta ero in casa, ma stavo uscendo, e loro hanno sparato la luce dentro facendomi rintanare anche di più per la paura. E loro che hanno continuato come se niente fosse a illuminare la mia tana cercando, credo,di farmi uscire. Come se io fossi nata ieri e cascassi facilmente in quei loro trucchetti idioti. Un’altra volta, invece, ero fuori, stavo rientrando e me li sono trovati davanti alla mia tana che sparavano dentro la luce. Fortunatamente non avevo nulla di valore in casa, perché quelli, nella loro ignoranza, sono capaci di distruggere qualunque cosa, e mi sono nascosta tra le poseidonie sperando di passare inosservata. Speranza vana: mi hanno puntato la luce contro e mi hanno seguito con lo sguardo fino a quando non sono andata a nascondermi nell’anfratto più nascosto della mia tana.
A Otto, il polpo che abita sul fondale sotto di me, hanno addirittura tolto il tetto dalla tana! E pensare che lui ci aveva messo almeno due giorni per costruire la sua tana in quel modo e doveva ancora finire di arredarla! Era proprio depresso, la sua sola consolazione è stata che non si gli hanno fatto del male. Perché i terrestri sono capaci di arrivare qui, distruggerti la tana e quindi cercare di ucciderti. E se provi a difenderti ti senti pure dire che sei un animale pericoloso! Perché loro cosa sono allora?
Io posso anche capire che la terra non sia bella come il mare e che anche loro sentano la necessità di godere un po’ delle nostre meraviglie, ma faccio presente che nessuno di noi è salito in superficie a guardare il loro modo di vivere. Tutti quelli che sono saliti l’hanno fatto a causa loro e quasi nessuno è più tornato. E di quei pochi nessuno è tornato sano. Nella migliore delle ipotesi i superstiti alla terra arrivano che sono impazziti, ma non hanno problemi fisici. Altrimenti tornano feriti anche fisicamente, e spesso di questa esperienza ci muoiono. Dicono che la terra sia un posto orribile dove non è possibile respirare e solo se si è  molto fortunati si sopravvive.
Io credo che sarebbe ora che noi creature del mare, di fronte a questo scempio, iniziassimo a ribellarci e a imporre maggiore educazione e rispetto nei nostri confronti.

Arrivano le Baby Stories

Da oggi inserirò anche qualche racconto per bambini: li ho scritti nel corso degli anni per divertimento insieme ai miei nipoti... Fatemi sapere se vi piacciono!

martedì 4 ottobre 2011

Nessuna Pecora, Tutti Leoni

Tutti colpevoli
Nessun colpevole
Tutti meritevoli
Nessun merito
Tutti vincitori
Nessuna vittoria
Tutti onorati
Nessun onore
Tutti debitori
Nessun debito
Tutti sconfitti
Nessuna sconfitta

domenica 2 ottobre 2011

Alla ricerca di ospitalità


Inoltro questa piccola richiesta fatta da una mia amica. Chiunque potesse esserle di aiuto si faccia vivo che vi metterò in contatto. 
Potete contattarmi nei commenti qui sotto oppure alla mia mail personale: veliarizzolibenfenati@hotmail.it
Grazie a tutti!!!

Siamo un gruppo di genitori di ragazzi affetti da AUTISMO e stiamo cercando di organizzare week end e soggiorni per loro. Cerchiamo strutture religiose, case per ferie, o ospitalità che non siano troppo costose visto che dobbiamo pagare anche la presenza e l'ospitalità per gli assistenti. Ogni suggerimento o idea sarà graditissima. ♥

giovedì 29 settembre 2011

La politica è come il sesso: chi più ne parla meno ne fa.

Avete sentito la notizia? Sembra che il Bagaglino chiuda. Pare che la sua comicità non possa competere con quella dell’attuale governo.
In effetti in questi ultimi giorni i nostri ministri si sono espressi con tale portata di umorismo che riuscire a seguirli è difficile. Ho deciso di fare ordine. O per lo meno di provarci. Mica è facile: procedo per ordine alfabetico? Cronologico? In base ha chi l’ha sparata più grossa? È un problema; del resto è chiaro che il grosso problema del paese è la stitichezza della nostra classe dirigente: le stronzate da qualche parte devono pur uscire.
Chiedo scusa agli amici che mi leggono dall’estero (so che siete tanti e mi riempite di orgoglio) forse farò fare l’ennesima pessima figura al nostro bel paese, ma questa volta si ride per non piangere.
Quindi, ecco a voi LE PERLE DI SETTEMBRE!!!
Cominciamo dalla frase che ha dato origine al titolo. In piena crisi, con dei problemi bancari che neanche il Callisto Tanzi dei tempi migliori ha mai avuto, l’Italia scopre che per il nostro premier la cosa veramente importante è che “la patonza deve girare”.  Non so perché, ma questa ossessione per il sesso e certi mirabolanti racconti circa il numero delle patonze in una notte mi rende sospettosa: non sarà il racconto di un sogno impossibile?
Naturalmente la Chiesa, per voce del cardinale Bagnasco, ha ritenuto giusto spiegare che  «I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune». Immediatamente tutti i membri (ooops!!!) del PDL si sono schierati in difesa del loro caro leader dichiarando che il cardinale non cita mai il presidente. Non ho capito per quale motivo l’intero paese avrebbe dovuto credere che quelle parole non fossero riferite a qualcun altro: ad esempio, io ho pensato immediatamente che si riferissero a quella licenziosa di Rosy Bindi.

Nel frattempo, sempre perché dalla crisi non si esce in due giorni, il Ministro dell’Economia e delle Finanze (quali?) Giulio Tremonti ci spiega che all’estero siamo visti meglio di quanto non ci vediamo, da soli, in Italia. Ora vi cito qualche titolo di giornale straniero, tanto per capire quanto siamo ben visti all’estero. Per L’International Herald Tribune: If you think America has problem look at Italy (se pensate che l’America ha dei problemi guardate l’Italia). Per Le Figarò: Berlusconi : le scandale permanent discrédite l'Italie (Berlusconi: lo scandalo continuo scredita l'Italia).  Secondo il Financial Times “Berlusconi, come Nerone, suona la lira mentre Roma brucia” (la vignetta è davvero carina), mentre per i tedeschi abbiamo rasentato la crisi diplomatica dopo che il nostro premier ha dato della “culona” al loro premier (Silvio, te lo dico con il cuore in mano: se è vero che è la Germania ad averci per li santissimi gabassisi, dare della culona al loro capo del governo non è la mossa più intelligente da fare …). Per questo mi viene da chiedere: Giulietto, se è vero quello che dici, non credi che un esamino di coscienza circa la vostra popolarità potrebbe essere d’uopo?

Ma è meglio non sapere la risposta e procedere: il Ministro dei Beni Culturali Galan ha detto che, da quando è lui ministro, non ci sono più stati tagli alla cultura. In effetti è stata tagliata la cultura in toto, per cui non c’è più niente da tagliare. Sul fatto, poi, che questo dicastero sia in mano a un leghista è meglio che non mi esprima …

Naturalmente non poteva mancare la perla di uno dei miei ministri preferiti, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e per l’Innovazione: Renato Brunetta. Secondo questo luminare della semplificazione le imprese non dovrebbero presentare il certificato antimafia per lavorare con la pubblica amministrazione perché, questo certificato sarebbe un fardello. Non capisco perché alcune persone, Rita Borsellino ad esempio, hanno mostrato un certa perplessità. Ieri sera, in risposta a un famoso comico (!) il Ministro della Difesa Ignazio La Russa (Igny hai spiegato a Silvio che “La Russa” è solo il tuo cognome e non la promessa per un cadeau?), che fa il suo mestiere e quindi difende i colleghi, ha spiegato che non s’intende togliere questo certificato, ma solo togliere l’obbligo a presentarlo. Secondo questi due geni dovrebbero essere le pubbliche amministrazioni a dover fare i controlli necessari. Avete capito la battuta? Io ci sono morta dal ridere. Mi spiego: in un clima di austerity, con bilanci più striminziti dei vestiti di Lady GaGa, le pubbliche amministrazioni dovrebbero spendere soldi per controllare che le aziende vincitrici di appalti siano quello che dovrebbero essere e, cioè, oneste. Con i tempi italiani questi controlli verranno fatti a lavori finiti; il che è tutto dire visti i nostri tempi per finire qualunque cosa. A meno che non intendessero dire che dovrebbero essere le aziende a preoccuparsi di non fare affari con delle amministrazioni mafiose …

Ma il punto di forza, la perla Nera, quella rara, di pregio ce l’ha fornita il Ministro dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini. Questa comica meravigliosa è riuscita a coprire di ridicolo una scoperta storica e rivoluzionaria: da un premio Nobel siamo passati al premio Ignobel. Ormai saprete che i neutrini vanno forte, ma tanto forte, quasi come Superman: più veloci della luce. Ed ecco a voi il comunicato ufficiale del Ministero.

Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.
 

Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. 

Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante.

A parte che non sapevo fossimo in gara con la luce (colpa della bolletta?) per cui non mi è molto chiaro contro cosa abbiamo vinto, in questo comunicato c’è qualcosa che non quadra. Cioè: è evidente che o il ministero ha litigato con l’italiano o con il buon senso. Parliamone: è stato costruito un tunnel di 730km da Ginevra al Gran Sasso? Voci di corridoio sostengono che Pisapia avrebbe cercato di rubare la macchina ai neutrini, poi, scoperto che questi la macchina non ce l’hanno, li avrebbe multati per eccesso di velocità! Del resto è risaputo che è bene rallentare quando ci si trova in galleria!

Marystar, ok che di neutrini non ci capisci una cippa, ma un dubbio non ti è venuto? Perché non ci vuole uno scienziato nucleare per capire che, forse, la costruzione un tunnel del genere avrebbe destato qualche problemuccio alla viabilità nostrana (che già non sta benissimo). Scusa, cara, hai provato a chiedere qualcosa al tuo collega Matteoli? Quello che sta alle infrastrutture? Possibile che lui non si sia accorto di un cantiere del genere per mezza Italia? Ma dai, allora non si accorge proprio di nulla, è peggio di Scajola!

Infine, la notizia è di qualche minuto fa, la Camera ha bocciato la sfiducia al Ministro per le Politiche Agricole Romano, indagato per mafia. Questo a me non fa ridere …

Ed ora passiamo ai saluti finali: sempre perché in Italia siamo senza problemi, nei prossimi giorni si tornerà a discutere di legge-bavaglio, che, si sa, è l’unica vera emergenza nel Paese insieme alle intercettazioni e alle Toghe Rosse; quindi chissà che fine farà questo blog. Tutto sommato, sono tranquilla: probabilmente il Parlamento, farà quello che ha fatto da quando si è insediato. Nulla.