lunedì 3 gennaio 2011

Uguaglianza e diversità



GLI UOMINI NASCONO TUTTI UGUALI. 
Questa è una delle massime alla base di tutte le Dichiarazioni dei diritti dell’uomo e di molti testi costituzionali. È alla base della Costituzione Americana ed è presente all’articolo 3 della nostra, in cui si sostiene che gli uomini sono uguali davanti alla legge.
L’ho sempre reputata una boiata perché ho sempre creduto che gli uomini nascessero tutti DIVERSI.
 Anzi: ho sempre reputato questa massima pericolosa, perché credevo portasse solo a una forzata omologazione dell’individuo. Una delle cose che ho sempre criticato agli americani è proprio il loro volere esportare il loro modello sociale come l’unico giusto e possibile proprio perché, da momento che gli uomini sono tutti uguali, per tutti deve andare bene il medesimo modello.
Per quanto riguarda il nostro articolo 3 ho sempre creduto che questo fosse puntualmente disatteso, per rendersene conto bastava pensare a tutti i codici, commi, attenuanti e aggravanti che un individuo possa incontrare se finisce nelle maglie della giustizia. Ho sempre ipotizzato che questo fardello giuridico fosse dovuto proprio al fatto che gli uomini fossero tutti diversi e che, quindi, bisognasse considerare bene ogni singolo individuo e ogni singolo caso.
Di questa mia convinzione ne sono sempre stata fiera, ho sempre creduto la bellezza del mondo fosse in questo, ho cercato sempre cogliere le differenze affascinata da esse. Tutto questo per me è sempre stato un solido muro di protezione su cui costruire il mio essere.
Poi un qualche mese fa una notizia di cronaca ha aperto una crepa nel mio muro. Una notizia da poco, tutto sommato, ma tanto è bastato.  Da allora sto vivendo una profonda rivisitazione delle convinzioni più radicate.
Vi cito i fatti: in Piemonte un operaio albanese è morto in un incidente sul lavoro. Il tribunale competente ha stabilito un risarcimento alla famiglia di un decimo rispetto a quello che spetterebbe, secondo le tabelle, a un operaio italiano.  Questo perché, secondo i giudici, in Albania, dove vive la sua famiglia, la vita costa molto meno e questi avrebbero avuto un vantaggio ingiustificato a vivere con un risarcimento del genere.
La notizia mi ha lasciato allibita. Ma come? Un fatto che avviene in Italia prevede che il risarcimento avvenga in base al paese di residenza e non in base al danno subito? Ma allora il dolore di una madre albanese conta meno di quello di una madre italiana? E per una madre ruandese quanto vale il dolore?
Non sono riuscita a capacitarmi e ne ho parlato con mia sorella. La quale mi ha detto: “Ma come non capisci?? Proprio tu che predichi la bellezza della diversità non ti rendi conto che qui si è applicato proprio il principio per cui tutti gli uomini sono diversi??”
Apriti crepa. Capisco che mettersi in discussione è sempre bene, ma qui siamo alla disgregazione delle certezze perché tutto questo significa che non ho capito niente! Ho sbagliato tutto!  Allora è vero che gli uomini devono essere tutti uguali. Può essere davvero così? Può essere che una cosa in cui ho creduto tanto fermamente fosse sbagliata?
La mia non era una presa di posizione preconcetta: l’avevo costruita negli anni confrontandomi con persone diverse da me per usi, costumi e ideologie. Ne ero convinta al punto da fare volontariato nelle scuole spiegando ai bambini quanto fosse bella la diversità.
Mi ricordo che una volta spiegai a un bambino italiano che era fortunato ad avere un compagno di banco marocchino perché così aveva modo di conoscere il Marocco da un punto di vista diverso da quello di molti altri. Ora mi dico che forse ho sbagliato perché avrei dovuto spiegare al bambino marocchino che l’Italia è un paese bellissimo in cui vivere, con una storia millenaria e una cultura magnifica e che lui era davvero fortunato a poter vivere tutto questo. All’epoca ho creduto che tutto questo non era necessario che il bambino marocchino si sarebbe uniformato alla cultura italiana e che non era necessario spiegargli che si doveva uniformare per vivere meglio. Ora mi chiedo: con che diritto ho fatto tutto questo?
Parlandone con alcuni conoscenti è emerso il concetto per cui forse dovremmo imparare a distinguere tra UOMO e PERSONA perché se è vero che gli uomini dovrebbero nascere tutti uguali in diritti e doveri è anche vero che tutte le persone sono diverse. Ma è possibile che dobbiamo arrivare a compiere una distinzione del genere? Non è forse anche questa una forzatura, una sorta di macchinoso sillogismo che ha il solo fine di far conciliare due posizioni che conciliabili non sono? La mia ricerca continua con la consapevolezza che, quando avrò delle nuove certezze, queste resteranno tali fino alla prossima crepa. E poi ricomincerò.

1 commento:

  1. MIA CARA AMICA,MIA CARA VELIA....SIAMO SOLO DEI PICCOLI ESSERI IGNORANTI AL COSPETTO DI "QUALCOSA" DI COSI GRANDE CHE NEANCHE RIUSCIAMO AD IMMAGINARLO FIGURATI QUANTO POTREMO MAI DICHIARARCI EVOLUTI.POVERI PICCOLI ESSERI UMANI LIMITATI A QUEL 10% CHE RIUSCIAMO AD UTILIZZARE DEL NOSTRO CERVELLO...PENSA CHE C'E' ANCORA CHI NON LO SA E SI SENTE IN GRADO DI DARE UN VALORE AL DOLORE DI UNA MAMMA....CHE C'E' DA AGGIUNGERE ALTRO?

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