venerdì 12 agosto 2011

Revisionismo parte III: Giulietta e Romeo... o meglio: Giulietto e Romea

Prima di procedere con la narrazione smantelliamo subito una finta credenza (o anche comodino se le vostre certezze non sono così solide): Shakespeare non era inglese, era italiano. Se ho capito bene, ma potrei anche sbagliarmi, è opinione del grandissimo storico Roberto Gicobbo che il Bardo nacque a Messina sotto il nome di Michelangiolo Florio, figlio di Guglielma Crollalanza. Per una serie di motivi che adesso non sto a dire (anche se personalmente sospetto una malsana passione per il tè) scappò in Inghilterra e qui cambiò il suo nome prendendo in prestito quello dalla madre e traducendolo. Secondo altri si limitò a rubare l’identità al cugino inglese (!) non è chiaro per quale motivo. Ho il sospetto che in Inghilterra non servissero tè agli italiani, ma di questo non esistono prove storiche. Del resto sono scarse anche per dire che Shakespeare fosse italiano, e comunque non vedo per quale assurdo motivo qualcuno mi dovrebbe prendere seriamente.
Tra le prove che vengono portate a sostegno di questa tesi ci sarebbe anche l’eccezionale conoscenza che Shakespeare avrebbe dimostrato a proposito della storia dei due amanti veronesi. Anzi girano voci che il racconto sarebbe addirittura di origine autobiografica. Il fatto che questa storia fosse già stata raccontata da altri a più riprese e che Shakespeare non abbia fatto altro che farne un collage dandogli la forma conosciuta oggi, è solo un mero e trascurabile dettaglio. Ho deciso di essere rivoluzionaria fino in fondo e quindi prenderò per buona questa tesi e affiderò allo stesso autore il ruolo del protagonista: Giulietto.
Della donzella coprotagonista della storia non so niente, perciò mi sembra opportuno darle un nome di fantasia: Romea. Credo che suonino bene.
Ok. Partiamo.
A Verona ci sono due famiglie rivali, ma forse sarebbe meglio dire due clan mafiosi rivali: i Muleti e i Capontecchi. Queste belle persone si contendono il potere, i soldi e il prestigio con la connivenza del Principe che rappresenta il Potere all’interno della città. Una situazione abbastanza normale che definirei molto simile a quella attuale e per la quale non sarebbe neanche il caso fare troppo casino, ma chi sono io per vietare tutto ciò?
 Giulietto Capontecchi è un ragazzino di circa 16 anni con il testosterone sparato a mille e tutte le volte che vede una ragazza degna di questo nome le sbava dietro in un modo tale da essere imbarazzante per i suoi amici Mercuzio e Benvoglio. Ha anche la simpatica caratteristica di desiderare sempre la ragazza sbagliata, creando non pochi problemi alla sua banda di “bravi ragazzi”, dolcissime creaturine leggermente disturbate che passano il loro tempo in risse con la banda rivale. Ogni tanto ci scappa anche il morto, ma siccome sono solo ragazzi e queste sono cose che possono succedere nessuno dice niente, a parte il Principe che è un tipo nervoso e antipatico.
Quando il nostro eroe entra in scena è innamorato perdutamente di una certa Rosalinda Muleti: una creatura inutile che, in quanto tale, non compare mai. Poiché la donzella, sarà sì inutile, ma possiede un cervello, Giulietto non riesce ad avvicinarla neanche per chiederle l’ora e per ovviare a questo problema il giovane e i suoi amici hanno un’idea geniale: di presentano alla festa per il quattordicesimo compleanno della di lei cugina (Romea appunto) fregandosene del fatto che risultano opportuni quanto uno scarafaggio nell’insalata.
Durante la festa, però, Giulietto conosce Romea, forse più carina di Rosalinda e decisamente più disponibile. Poiché Giulietto ha fatto suo il detto “se te la danno tu pigliala e fregatene”, si dimentica della pseudo-frigida e ci prova con Romea, che ovviamente ci sta. La scena in cui i due si confessano il reciproco amore (o forse sarebbe meglio dire il reciproco ormone, ma non voglio apparire troppo romantica) avviene su di un balconcino che, ancora oggi, viene preso di assalti dagli innamorati di tutto il mondo che si scambiano promesse di vario genere. Io sarei curiosissima di sapere quante domande di matrimonio sono finite in un divorzio e quante sono finite male durando tutta la vita ed anche di conoscere che genere di domande vengono fatte quando non riguardano richieste di matrimonio. Ma non voglio apparire troppo romantica.
La mattina seguente Giulietto è in giro a fare quello che a di solito, vale a dire una bene amata cippa (tanto paga papà), ancora assorto al pensiero di Romea quando si scontra con la corpulenta balia della ragazza. Adesso: io credo sinceramente che il termine “balia” nel caso specifico sia un eufemismo bello e buono per definire una maitresse. Non vorrei apparire troppo romantica, ma la donna lo avvicina con la scusa del bigliettino sdolcinato della ragazzina sveglia e se ne va con una proposta di matrimonio. Perciò, fate voi …
A questo punto penso sia opportuno presentare il mr. Bean della storia, colui che, se può fare un disastro, farà sicuramente una catastrofe: frate Lorenzo. Quest’uomo è di una deficienza assoluta. Quando gli si presentano davanti due ragazzini di sedici e  quattordici anni desiderosi di sposarsi lui cosa fa? Li manda forse via dicendo “ragazzi ripassate tra qualche anno quando sarete in grado di badare a voi stessi”? chiede almeno il parere dei genitori? NO! Lui cosa fa? Li sposa! E perché fa una cosa così cretina? Perché è convinto che in questo modo i due clan rivali potranno ritrovare la pace. Ma secondo voi è ipotizzabile che due genitori che si vedono il figlio adolescente legato ad un esponente della famiglia rivale senza che nessuno abbia chiesto loro niente, possano essere contenti e ben disposti? Ma in un caso del genere se le famiglie trovano un punto di accordo è solo per sgozzare il cretino che li ha uniti in matrimonio! Quindi mi sembra evidente che quest’uomo o è completamente deficiente oppure c’ha dei problemi di pedofilia. Io propendo per la prima ipotesi, ma non vorrei apparire troppo romantica.
Mentre lo sciagurato unisce in matrimonio i due mocciosi, nella piazza della città scoppia l’ennesimo scontro tra Tebaldo (cugino di Romea che pare abbia un certo numero di cugini evidentemente) e Mercuzio. Il secondo ha la peggio e muore, così Giulietto, per dimostrare alla neo sposa tutto il suo affetto, la sua propensione ad andare d’accordo con i suoceri e la sua stima per il nuovo parente appena acquisito, lo uccide. Mi sembra un gesto simpatico indicatore della dolcezza del protagonista-autore della storia, ma non vorrei apparire troppo romantica. Il Principe, che come ho già detto, è un tipo antipatico che non si fa mai gli affari propri, per punizione manda Giulietto in esilio a Mantova. E qui scoppia la vera tragedia, perché fino adesso è morta una sola persona.
Apriamo una piccola parentesi: da Verona a Mantova c’è più o meno la stessa distanza che c’è tra Milano e Gallarate, vale a dire meno di un ora di strada. Praticamente è come venire mandati in esilio a poco più  di 40 km di distanza. Non mi sembra sia il caso di farne un dramma. Ok che qui si sta parlando di Shakespeare, o Crollalanza, e che in Inghilterra guidano dalla parte sbagliata e quindi le cose sono un po’ più complicate, ma non mi sembra sia così difficile trovare una soluzione! Vabbè , che devo dire, sarò sbagliata io, forse sono troppo romantica …
Nel frattempo arriva la notte e Giulietto si presenta da Romea a fare quello che tutte le coppie di sposi fanno la prima notte di nozze. A onore di cronaca bisogna dire che Romea si dimostra molto poco permalosa e non si offende solo perché il marito le ha appena ucciso il cugino,devo dire che in questo mi sembra abbia un comportamento molto signorile, io, sinceramente, mi sarei incazzata un tantinello.
Quando la mattina arriva, i genitori irrompono nella camera di Romea (che ha appena sbattuto sul balconcino il marito in partenza per Mantova) per darle la lieta notizia: sposerà Paride. Del resto il loro nipote preferito è morto da meno di 24 ore e loro a cos’altro dovrebbero pensare?
Sarà che io, a 34 anni abbondanti, non ho mai ricevuto una proposta di matrimonio, ma a me questa che ne riceve due nel giro di 24 ore, mi sta proprio sulle balle …
Per comprensibili motivi, la mocciosa ha qualche piccola difficoltà ad accettare e questo rifiuto manda in bestia i genitori. Faccio fatica a dare loro torto, anche a me darebbe fastidio se mia figlia quattordicenne si rifiutasse di sposare chi dico io solo perché si è appena sposata con quello che ha ucciso mio nipote.
Nota a margine: questo è Shakespeare non Beautiful. Non si sa mai, qualcuno potrebbe anche confondersi.
La ragazzina, invece di spiegare ai genitori il motivo del suo rifiuto con un bel discorso da adolescente del tipo “Voi nn mi kapite, ho sposato Giulietto perché lo lovvo e lui lovva me. Io so ke è kosì xkè me lo ha detto lui. E nn dite ke nn è un bravo ragzz solo xkè ha ucciso Tebaldo xkè voi nn lo konoscete km lo konosko io.”, cosa fa? Torna dal quel deficiente di frate Lorenzo per farsi consigliare! È come se io andassi da Dario Argento a chiedere consigli su come girare un film d’amore! Magari sarebbe opportuno cercare qualcuno più qualificato no?! Evidentemente no! Perché lei non solo ci va, ma gli da pure retta! Infatti lui, lo scemo, cosa le propone? “Prendi il primo pullman per Mantova, che tanto sono pochi km e poi mandi un messaggio ai tuoi”? Oppure: “spieghiamo ai tuoi genitori che casino abbiamo combinato”? O magari: “inizia a compilare le carte per il divorzio che lo lasci in mutande”? No! Lui le da una pozione che la farà cadere in uno stato di morte apparente per quaranta ore! Ovvio: chi non arriverebbe a pensare una cosa del genere? E poi, ma benedetta figliola, ormai è strarisaputo che non si devono accettare le schifezze del primo spacciatore che ti capita!
Nel piano del mentecatto la ragazza dovrebbe acconsentire alle nozze e quindi prendere la pozione la sera prima, nel frattempo lui manderebbe un messaggio segreto a Mantova per spiegare a Giulietto come sequestrare la sua sposa. Adesso: tutti sanno che se hai bisogno di spedire una lettera per via ordinaria questa ci metterà dei giorni ad arrivare e le connessioni internet saltano sempre quando serve. Insomma, che il suo piano sia una ciofeca è evidente anche a chi se ne sta in poltrona a godersi lo spettacolo. Invece loro, anziché prendere qualche precauzione in più, vanno avanti con il loro piano.
Giulietto viene a sapere della morte di Romea grazie alle fantastiche “voci di corridoio”, si precipita a Verona e nel tragitto riesce anche a comprare del veleno da uno spacciatore rivale di frate Lorenzo che forse è più a buon mercato (ma perché poi si procura il veleno?) detto Lo Speziale; dimostrando la mia teoria secondo cui non è certo stato mandato chissà dove. Neanche gli esuli sono più quelli di una volta. Nella tomba dove Romea dorme (perché questo sta facendo: dorme!) trova anche Paride e quindi si comporta da quel gran burlone che è, facendogli uno scherzetto simpatico: lo uccide. Paride, dimostrando scarso senso dell’umorismo, muore. Giulietto rimane vicino alla sua (e anche di qualcun’altro) Romea e si avvelena. Solo che lo scemo non ha controllato una cippa, infatti Romea si sta svegliando proprio in quel momento, ma ormai è troppo tardi e quindi fa l’unica cosa intelligente di tutta la storia: si accoltella. Finalmente.
La storia finisce così: 5 morti e la ramanzina in perfetto stile “Don Matteo” da parte del Principe che costringe i clan ad una nuova alleanza.
Mi aspetto un Giulietto e Romea parte II: l’accesa guerra per lo spaccio di droga a Verona tra frate Lorenzo e Lo Speziale  …






Ma se ho detto che la storia è finita, voi cosa continuate a leggere???

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