giovedì 29 settembre 2011

La politica è come il sesso: chi più ne parla meno ne fa.

Avete sentito la notizia? Sembra che il Bagaglino chiuda. Pare che la sua comicità non possa competere con quella dell’attuale governo.
In effetti in questi ultimi giorni i nostri ministri si sono espressi con tale portata di umorismo che riuscire a seguirli è difficile. Ho deciso di fare ordine. O per lo meno di provarci. Mica è facile: procedo per ordine alfabetico? Cronologico? In base ha chi l’ha sparata più grossa? È un problema; del resto è chiaro che il grosso problema del paese è la stitichezza della nostra classe dirigente: le stronzate da qualche parte devono pur uscire.
Chiedo scusa agli amici che mi leggono dall’estero (so che siete tanti e mi riempite di orgoglio) forse farò fare l’ennesima pessima figura al nostro bel paese, ma questa volta si ride per non piangere.
Quindi, ecco a voi LE PERLE DI SETTEMBRE!!!
Cominciamo dalla frase che ha dato origine al titolo. In piena crisi, con dei problemi bancari che neanche il Callisto Tanzi dei tempi migliori ha mai avuto, l’Italia scopre che per il nostro premier la cosa veramente importante è che “la patonza deve girare”.  Non so perché, ma questa ossessione per il sesso e certi mirabolanti racconti circa il numero delle patonze in una notte mi rende sospettosa: non sarà il racconto di un sogno impossibile?
Naturalmente la Chiesa, per voce del cardinale Bagnasco, ha ritenuto giusto spiegare che  «I comportamenti licenziosi e le relazioni improprie sono in se stessi negativi e producono un danno sociale a prescindere dalla loro notorietà. Ammorbano l'aria e appesantiscono il cammino comune». Immediatamente tutti i membri (ooops!!!) del PDL si sono schierati in difesa del loro caro leader dichiarando che il cardinale non cita mai il presidente. Non ho capito per quale motivo l’intero paese avrebbe dovuto credere che quelle parole non fossero riferite a qualcun altro: ad esempio, io ho pensato immediatamente che si riferissero a quella licenziosa di Rosy Bindi.

Nel frattempo, sempre perché dalla crisi non si esce in due giorni, il Ministro dell’Economia e delle Finanze (quali?) Giulio Tremonti ci spiega che all’estero siamo visti meglio di quanto non ci vediamo, da soli, in Italia. Ora vi cito qualche titolo di giornale straniero, tanto per capire quanto siamo ben visti all’estero. Per L’International Herald Tribune: If you think America has problem look at Italy (se pensate che l’America ha dei problemi guardate l’Italia). Per Le Figarò: Berlusconi : le scandale permanent discrédite l'Italie (Berlusconi: lo scandalo continuo scredita l'Italia).  Secondo il Financial Times “Berlusconi, come Nerone, suona la lira mentre Roma brucia” (la vignetta è davvero carina), mentre per i tedeschi abbiamo rasentato la crisi diplomatica dopo che il nostro premier ha dato della “culona” al loro premier (Silvio, te lo dico con il cuore in mano: se è vero che è la Germania ad averci per li santissimi gabassisi, dare della culona al loro capo del governo non è la mossa più intelligente da fare …). Per questo mi viene da chiedere: Giulietto, se è vero quello che dici, non credi che un esamino di coscienza circa la vostra popolarità potrebbe essere d’uopo?

Ma è meglio non sapere la risposta e procedere: il Ministro dei Beni Culturali Galan ha detto che, da quando è lui ministro, non ci sono più stati tagli alla cultura. In effetti è stata tagliata la cultura in toto, per cui non c’è più niente da tagliare. Sul fatto, poi, che questo dicastero sia in mano a un leghista è meglio che non mi esprima …

Naturalmente non poteva mancare la perla di uno dei miei ministri preferiti, il Ministro per la Pubblica Amministrazione e per l’Innovazione: Renato Brunetta. Secondo questo luminare della semplificazione le imprese non dovrebbero presentare il certificato antimafia per lavorare con la pubblica amministrazione perché, questo certificato sarebbe un fardello. Non capisco perché alcune persone, Rita Borsellino ad esempio, hanno mostrato un certa perplessità. Ieri sera, in risposta a un famoso comico (!) il Ministro della Difesa Ignazio La Russa (Igny hai spiegato a Silvio che “La Russa” è solo il tuo cognome e non la promessa per un cadeau?), che fa il suo mestiere e quindi difende i colleghi, ha spiegato che non s’intende togliere questo certificato, ma solo togliere l’obbligo a presentarlo. Secondo questi due geni dovrebbero essere le pubbliche amministrazioni a dover fare i controlli necessari. Avete capito la battuta? Io ci sono morta dal ridere. Mi spiego: in un clima di austerity, con bilanci più striminziti dei vestiti di Lady GaGa, le pubbliche amministrazioni dovrebbero spendere soldi per controllare che le aziende vincitrici di appalti siano quello che dovrebbero essere e, cioè, oneste. Con i tempi italiani questi controlli verranno fatti a lavori finiti; il che è tutto dire visti i nostri tempi per finire qualunque cosa. A meno che non intendessero dire che dovrebbero essere le aziende a preoccuparsi di non fare affari con delle amministrazioni mafiose …

Ma il punto di forza, la perla Nera, quella rara, di pregio ce l’ha fornita il Ministro dell’ Istruzione, dell’Università e della Ricerca Mariastella Gelmini. Questa comica meravigliosa è riuscita a coprire di ridicolo una scoperta storica e rivoluzionaria: da un premio Nobel siamo passati al premio Ignobel. Ormai saprete che i neutrini vanno forte, ma tanto forte, quasi come Superman: più veloci della luce. Ed ecco a voi il comunicato ufficiale del Ministero.

Rivolgo il mio plauso e le mie più sentite congratulazioni agli autori di un esperimento storico. Sono profondamente grata a tutti i ricercatori italiani che hanno contribuito a questo evento che cambierà il volto della fisica moderna.
Il superamento della velocità della luce è una vittoria epocale per la ricerca scientifica di tutto il mondo.
 

Alla costruzione del tunnel tra il Cern ed i laboratori del Gran Sasso, attraverso il quale si è svolto l'esperimento, l'Italia ha contribuito con uno stanziamento oggi stimabile intorno ai 45 milioni di euro. 

Inoltre, oggi l'Italia sostiene il Cern con assoluta convinzione, con un contributo di oltre 80 milioni di euro l'anno e gli eventi che stiamo vivendo ci confermano che si tratta di una scelta giusta e lungimirante.

A parte che non sapevo fossimo in gara con la luce (colpa della bolletta?) per cui non mi è molto chiaro contro cosa abbiamo vinto, in questo comunicato c’è qualcosa che non quadra. Cioè: è evidente che o il ministero ha litigato con l’italiano o con il buon senso. Parliamone: è stato costruito un tunnel di 730km da Ginevra al Gran Sasso? Voci di corridoio sostengono che Pisapia avrebbe cercato di rubare la macchina ai neutrini, poi, scoperto che questi la macchina non ce l’hanno, li avrebbe multati per eccesso di velocità! Del resto è risaputo che è bene rallentare quando ci si trova in galleria!

Marystar, ok che di neutrini non ci capisci una cippa, ma un dubbio non ti è venuto? Perché non ci vuole uno scienziato nucleare per capire che, forse, la costruzione un tunnel del genere avrebbe destato qualche problemuccio alla viabilità nostrana (che già non sta benissimo). Scusa, cara, hai provato a chiedere qualcosa al tuo collega Matteoli? Quello che sta alle infrastrutture? Possibile che lui non si sia accorto di un cantiere del genere per mezza Italia? Ma dai, allora non si accorge proprio di nulla, è peggio di Scajola!

Infine, la notizia è di qualche minuto fa, la Camera ha bocciato la sfiducia al Ministro per le Politiche Agricole Romano, indagato per mafia. Questo a me non fa ridere …

Ed ora passiamo ai saluti finali: sempre perché in Italia siamo senza problemi, nei prossimi giorni si tornerà a discutere di legge-bavaglio, che, si sa, è l’unica vera emergenza nel Paese insieme alle intercettazioni e alle Toghe Rosse; quindi chissà che fine farà questo blog. Tutto sommato, sono tranquilla: probabilmente il Parlamento, farà quello che ha fatto da quando si è insediato. Nulla.

sabato 24 settembre 2011

Aiutiamo l'equipaggio del Savina Caylyn!!!


Oggi sono qui a chiedere sostegno a tutti per aiutare le 22 persone che fanno parte della petroliera chiamata Savina Caylyn:

Giuseppe Lubrano Lavadera,
comandante di Procida,  
Eugenio Bon,
primo ufficiale di coperta di Trieste
Antonio Verrecchia,
direttore di macchine di Gaeta
Crescenzo Guardascione ,
terzo ufficiale di coperta di Procida 
Gian Maria Cesaro,
allievo di coperta di Piano di Sorrento
Modak Mudassir Murad, 
Secondo Ufficiale di coperta, indiano di Chiplun;
Puranik Rahul Arun, 
Primo ufficiale di macchina, indiano di Mumbay;
Nair Hari Chandrasekharan, 
Secondo ufficiale di macchina, indiano di Kottayam, Kerala;
Balakrishnan Bijesjh
Terzo ufficiale di macchina, indiano di Nambrathukara;
Kalu Ram, 
Elettricista, indiano di Patauda Guragaon;
Kamalia Jentilal Kala, 
Nostromo, indiano di Navabandar J.;
Tamboo Ahmed Hussein, 
Pumpman (addetto alle pompe) indiano di Kondivare;
Nantumuchchu Gurunadha Rao, 
primo marinaio scelto, indiano di Visakhapatnam;
Solanki Jitendrakumar Govind, 
secondo marinaio scelto, indiano di Ghoghla G.;
Nevrekar Asgar Ibrahim, 
terzo marinaio scelto, indiano di Chiplun R.;
Fernandes Prinson, 
primo marinaio, indiano di Margao Goa;
Fazil Sheik, 
secondo marinaio, indiano di Keekan Kerala;
Rabbani Ghulam, 
montatore, indiano di Ballia Up;
Palav Ganesh Babaji, 
Oiler (addetto alla lubrificazione macchine), indiano di Mumbai
Mulla Abrar Abdul Qadir, 
Wiper (addetto alla pulizia macchine), indiano di Deorukh;
Cardozo Pascoal Michael, 
Capo Cuoco, indiano di Guirdolim Goa;
Jetwa Denji Keshav, 
Aiuto cuoco, cameriere, indiano di Mumbai.

Questi uomini sono ostaggio dei pirati somali dal 8 febbraio scorso. Da allora ci sono 22 famiglie che vivono l’angoscia.
So che ormai questa è una notizia vecchia, ma è bene che si sappia che la situazione sta precipitando ed il tempo rimasto è davvero poco.  Da otto mesi le trattative del Ministero degli Esteri per le vie diplomatiche e di intelligence procedono, ma piuttosto lentamente, il 20 settembre il Sottosegretario Alfredo Mantica ha dichiarato che il governo sta facendo tutto quello che può, ma che sarebbe l’armatore, il cav. Luigi D’Amato, in quanto proprietario della nave e del carico, ad essere l’attore principale della vicenda. I pirati somali avrebbero chiesto un riscatto da 14 milioni di dollari e il governo avrebbe imposto il silenzio stampa, silenzio che ormai inizia ad apparire come sinonimo di disinteresse.
Intanto dalla sede della Compagnia Fratelli D’Amato di Napoli, fanno sapere ai famigliari dei membri dell’equipaggio in sit in che “stanno lavorando”, ma senza aggiungere altro.
Anche se i pirati somali hanno dichiarato di non avere intenzione di fare del male ai prigionieri, le condizioni di salute non sono delle migliori e i tutti sono molto stanchi di una situazione che si protrae da troppo tempo, al punto che nei giorni scorsi è arrivata una telefonata da parte del comandante alla moglie di cui vi riporto le parole:  «Per l’amor di Dio, aiutateti a non morire. Cara Nunzia dillo a tutti: all’armatore e alla Farnesina. Se entro una settimana non si chiude la trattativa, qui a bordo inizieranno le torture sistematiche di tutti i membri dell’equipaggio. Con conseguenze tragiche. Questi ci preannunciano che ci ammazzeranno ad uno ad uno. Santo Iddio, perché? Che male abbiamo fatto per non essere aiutati? Siamo persone che sono andate a guadagnarsi il pane onestamente in un tipo di lavoro duro, pieno di sacrifici, sul mare».
Le sue sono domande giuste a cui il nostro governo deve dare una risposta quanto prima perché non possiamo lasciarli da soli, non possiamo rimanere indifferenti di fronte a questa tragedia. È necessario squarciare questo muro di silenzio perché le istituzioni non li abbandonino, e se a nulla sono valse finora le manifestazioni di piazza (cinquemila persone in corteo a Procida che gridavano “Liberi subito!”) o le proteste davanti a Palazzo Chigi a Roma dobbiamo comunque cercare di far sentire all’equipaggio del Savina Caylyn e alle loro famiglie che non sono abbandonati e che vogliamo che le autorità s’impegnino maggiormente e che questo non significa necessariamente intraprendere una azione che si traduca in favoreggiamento della pirateria.
Io credo che sarete tutti con me in questa campagna. Naturalmente vi terrò aggiornati non appena ci saranno notizie nuove. Sperando che siano solo due parole: “sono liberi.”


domenica 18 settembre 2011

Ground Zero Inside


Avevo deciso di non scrivere niente sull’11 Settembre perché mi sembrava fosse già stato detto tutto. Poi stasera ho visto un ulteriore documentario, uno dei tanti che in questi giorni sono così in voga, e in questo, tra miliardi di frasi fatte e retoriche, ne ho sentita una che mi ha colpito. La diceva una signora che aveva perso un fratello nelle Torri: “abbiamo tutti una Ground Zero dentro di noi.”
Quella signora ha centrato un punto preciso di me: anch’io ho una Ground Zero dentro, come ho un mio 11 Settembre. Anche se questo risale al 2 gennaio 1996 …
Tutto può cominciare una mattina di inizio anno mentre stai lottando contro il mal di testa e l’alcol che senti ancora salirti dallo stomaco mentre cerchi disperatamente di studiare perché tra pochi giorni avrai il tuo primo esame universitario e al professore non puoi certo raccontare che hai preso la sbronza più colossale della tua vita. L’aereo ti colpisce con una telefonata e le parole che senti dall’altra parte della cornetta ti rimbombano nella testa come il rumore dell’apparecchio che penetra e infrange i vetri del World Trade Centre accompagnato da centinaia di urla terrorizzate.
C’è stato un incidente e Lei, la tua amica di vecchia data, è ferita gravemente. E l’adrenalina comincia a scorrerti nelle vene come quei disperati che scappano dalle torri con ogni mezzo. Mentre arrivi all’ospedale pensi a cosa puoi fare per starle accanto, al diavolo l’esame, e senti dentro di te il fermento di migliaia di persone che salgono e scendono per salvare il salvabile.
Ma da salvare c’è ben poco, perché le Torri, quelle torri fatte della tua convinzione che, quando si è giovani, certe cose succedono solo agli altri, crollano nel momento stesso in cui senti le parole che sanno di polvere, di vetro e amianto e che escono dalla bocca di chi è autorizzato a farlo: Lei non c’è più.
Ci metti un po’ a riprenderti dallo shock per il crollo interiore, dalla polvere che  ti avvolge l’anima e continui, imperterrita a cercare di salvare ancora qualcosa. Scavi nelle macerie a cercare qualche superstite, qualche ricordo, qualcosa che ti confermi che c’è un errore. Ma poi, arrivi al momento in cui ti devi fermare. Arrivi al momento in cui ti devi arrendere alla realtà per cui non c’è errore. Non c’è nulla da salvare.  Lei non c’è più, le Torri sono crollate.
Arrivi al momento in cui dentro di te ci sono solo macerie, c’è solo un grande buco, quella Ground Zero che sai non riempirai mai e che non puoi evitare.
Devi cominciare a ricostruire decidendo cosa fare di quel buco che deve diventare un cantiere nella tua anima. Ci sono quelle macerie fatte di ricordi che ti mettono in crisi: cosa farne? Come smaltirle? Stai tra la paura e il desiderio di perderle. Paura perché sai bene quanto sono importanti e desiderio perché speri che così puoi ritrovare più facilmente la serenità. La verità è che non puoi smaltirle come vorresti. La verità è che quelle sono “rifiuti speciali” fatti di momenti preziosi che non torneranno, di piccoli oggetti che hai condiviso, di sogni fatti che non realizzerai. Ci devi trovare un posto, perché non puoi tenerli lì, al centro del tuo petto. In un qualche modo devi ricostruire da quel buco. Anche se sembra impossibile, devi trovare il modo di proseguire la tua strada, mutilata come una città che in un colpo solo perde migliaia di persone e tante certezze insieme alle sue Torri, e costretta a fare di quella mutilazione un punto di forza che ti renda una persona migliore. E questa non è una scelta, è una necessità.
Ci vuole tempo. E quando pensi che sia in una quantità giusta, qualcuno ti dirà che ne è passato troppo poco per tornare a sorridere, a riaccendere le mille luci del tuo io, e qualcun altro ti dirà che ne è passato troppo e che i lavori di ricostruzione della tua Ground Zero stanno procedendo a rilento. Quello che molti fanno finta di non sapere è che quel buco, quella ferita l’avrai sempre, non potrai rimarginarla mai. E solo tu ti rendi conto che è giusto così, che non puoi ricostruire le Torri identiche a prima perché non lo saranno mai. Perché Lei è uscita dalla tua vita, ma ne ha fatto comunque parte e negare questo sarebbe solo un insulto.
Quello che puoi fare, quello che tutti decidono di fare, è di costruire su Ground Zero qualcosa di nuovo, di diverso, qualcosa che dia il senso, non alla perdita, ma alla presenza che fu. Decidi, ad esempio, che una sbronza del genere non te la puoi permettere, perché potrebbe venire un amico a dirti che ha bisogno di parlarti, ma che ripasserà perché tu, in quel momento, non sei in grado di connettere. Ed ora, lo sai, c’è anche il rischio che tu, quell’amico, non lo riveda più. E, anche se sei in grado di superare il senso di colpa, almeno la consapevolezza di questo a Lei, alla sua presenza che fu, glielo devi. Quindi quella sbronza rimarrà la più colossale della tua vita, anche se non sarà l’ultima.
Come la città reduce riprende il suo ritmo, anche tu riprendi il tuo quotidiano, anche tu reduce. Lentamente, un  po’ alla volta. Perché il quotidiano ha l’enorme potere di alleviare tutto, di appiattire sotto la sua banalità, qualunque forma di stravolgimento dell’anima. Il quotidiano riesce a invadere e a conquistare nuovamente la città ancora sconvolta dall’attacco e trova un nuovo spazio dove mettere quelle macerie facendo un sacco di progetti per riappropriarsi del luogo che una volta era occupato da Lei.
Ma, è inutile illudersi, la città che hai dentro non è più quella, forse è più matura, forse solo più temprata e se qualcuno ti viene a dire che sei sempre quella e che ti sei ripresa bene, allora, e tu lo sai molto bene, ti sta dicendo una cazzata.





lunedì 12 settembre 2011

Decalogo dello spettatore

Come tutti sapete io amo andare a teatro. Godere di quegli attimi che resteranno unici e irripetibili è sempre un’emozione che solo talvolta sono in grado di descrivere.
Tra i tanti aspetti che mi piace seguire quando sono in sala è anche studiare le reazioni del pubblico. A volte le persone possono essere anche più interessanti degli artisti sul palco. Ricordo ancora le reazioni degli uomini che “godevano” di una Manuela Arcuri che recitava Pirandello con accento romanesco … lo spettacolo in platea era decisamente più interessante di quello sul palco (che sarebbe anche potuto risultare apprezzabile, se la Manuelona nazionale non ci avesse messo del suo).
Naturalmente ci sono circostanze in cui è stato proprio il pubblico a donarmi i momenti di ilarità più sincera per il suo modo di porsi del tutto fuori luogo. Ed è sempre il pubblico ad avermi fornito l’idea per questo piccolo decalogo sulle cose da non fare a teatro.

1.     NON SI MANGIA IN SALA
Mangiare davanti agli artisti che si stanno esibendo non è una cosa carina. Soprattutto tenendo conto che, raramente, essi hanno mangiato prima dello spettacolo. Insomma: non sono degli animali da mostra a cui dare le noccioline, o, almeno, forse qualcuno di loro è un cane, ma questo non ci autorizza a trattarli come tali.
Una volta mi capitò di andare a vedere un balletto. All’ingresso in sala un tizio davanti a me si presentò con un bel sacchetto di … popcorn! Naturalmente la maschera lo bloccò spiegandogli che i popcorn non erano consentiti, ma lui rispose che quando andava al cinema era abituato a mangiarli (!) e che non vedeva alcun motivo per comportarsi in modo diverso in un teatro. A questo punto la maschera gli diede una risposta per la quale è entrata nel mio olimpo personale e che vi riporto testualmente, affinché anche voi possiate goderne: “sì, ma cerchi di capire, qui gli artisti sono in carne ed ossa, non come al cinema e lei rischia che scendano dal palco per rubarglieli!”

2.     NON SI EMETTONO RUMORI MOLESTI IN SALA
Io capisco che non sempre la digestione è agevole. Capisco che ci sono volte in cui il cinghiale intero con patate in umido mangiato prima di andare a teatro possa risultare un po’ indigesto. Però … il “ruttino” non è una bella cosa. Anche perché, se in un bambino piccolo viene apprezzato, quando questi supera i due anni di età i rumori emessi dal suo stomachino santo vengono considerati imbarazzanti.
Le gare di rutti sono apprezzate a Ruttosound, ma posso garantirvi che proporsi in performance di questo tipo durante L'amour est un oiseau rebelle della Carmen alla Scala può provocarvi gravi problemi osteo-articolari con conseguente ricovero. Sappiamo tutti che il cibo ospedaliero non è il massimo.

3.     NON SI EMETTONO ODORI MOLESTI IN SALA
Questo aspetto della digestione è strettamente correlato a quello già mostrato al punto 2. Mi spiego: avete forse mangiato il cinghiale con patate in umido a pranzo solo per evitare di fare i ruttini a teatro? Bravissimi, i vostri arti ringraziano. Però ora, per favore, controllate la ehm … come possiamo definirla? Ecco … Parte finale della digestione.
Una mia amica mi ha raccontato che una volta era alla Scala (sempre lui, poveretto: il teatro più famoso d’Italia che si trova ad affrontare così tanti problemi digestivi …) in palco per vedere un’opera. All’interno del palco, oltre ad un paio di sue amiche, c’era anche un signore dall’aria piuttosto distinta. Il colpevole, io ne sono sicura, non fu il signore. Fu proprio il cinghiale. Fu lui il fetente a voler uscire PER FORZA sotto forma di aria fetida dall’intestino del signore! Quindi ecco cosa accadde: proprio mentre il dramma andava in scena sul palcoscenico, il silenzio fu infranto da un rumore inequivocabile, seguito da un odore altrettanto inequivocabile. La mia amica, che è persona dotata di forte senso dell’umorismo, rischiò il soffocamento, sia per l’odore che per la risata che cercò, disperatamente, di sopprimere.
Adesso, dopo il Fantasma dell’Opera, possiamo dire con un certo orgoglio che esiste anche un Petomane della Scala…

4.     NON SI ENTRA IN RITARDO A SPETTACOLO GIÀ INIZIATO
È una cosa che proprio non sopporto. Prima di uno spettacolo esiste una campanella che avvisa l’imminente inizio dell’esibizione. Quindi perché aspettare ed entrare quando gli artisti sono già sul palcoscenico disturbando anche il guardiano? Questa estate, durante uno spettacolo in un teatro all’aperto, la campanella ha dovuto suonare la bellezza di 5 volte per richiamare il pubblico che faceva di tutto tranne sedersi.
A tal proposito vi riporto il ricordo sempre della mia amica di cui sopra. Durante l’intervallo di una Giselle della Scala, una signora entrò nel palco chiedendo se il  primo ballerino avesse già ballato (!), e raccontando agli astanti il motivo del ritardo nei minimi dettagli come se il pubblico presente dovesse più interessato alle sue disavventure che allo spettacolo …

Perciò lasciatemi dare un consiglio: andate un po’ prima e prendetevi un caffè nel bar che di solito c’è nel foyer. È uno dei piaceri della vita. Una coccola di quelle che ti fa sentire una persona importante anche solo per pochi minuti.

5.     NON SI DISTURBA DURANTE LO SPETTACOLO O UNA PERFORMANCE
Diciamo una cosa chiara e precisa: Bruno Pizzul è stato un grande cronista di partite di calcio e su questo non discuto. Ma erano, appunto, partite di calcio. Gli imitatori di questo grande personaggio della radio-televisione italiana in teatro sono graditi meno che al cinema. Anche perché il biglietto costa di più. Una volta mi è capitato di andare ad assistere uno spettacolo comico. Lo spettatore di fianco a me lo aveva già visto più volte e ripeteva prima degli attori le battute, commentandole e spigandole (sono per la radiazione da tutti i teatri italiani contro chi spiega le battute). Mi ha rovinato la serata, ero tentata di chiedergli di rimborsarmi il biglietto.
Una mia amica ballerina mi spiegava che, nel caso di un balletto, è molto fastidioso quando, durante una performance, la gente comincia ad applaudire senza un motivo impedendo all’artista di sentire la musica. Lei mi ha detto che sarebbe sempre bene applaudire alla fine di una performance. Così si dà loro il tempo di prendere fiato (i trucchetti del mestiere eh?!).

6.     NON CI SI PETTINA COME MOIRA ORFEI SE SI È IN PRIMA FILA
Posto che sono piccoletta di statura, per me è terribile quando mi trovo seduta dietro a qualcuno di alto. Aggiungerei anche che questo mi capita molto spesso. È un fatto meramente statistico.
Ci sono, però, simpatiche signore, che sentono il bisogno di farsi notare nonostante il loro metro e venti grazie a un tacco 12. Quelle che si devono pettinare come Marge Simpson per mettersi in prima fila ed assicurarsi di avere lo spettacolo solo per loro. Sai mai che fino alla quinta fila non riescano a vedere qualcosa. E ci tengo ad avvisare tutti: la Marge Simpson della situazione c’è sempre. È come il destino: non le si può fuggire.

7.     NON CI SI SPOGLIA IN SALA
Lo so, a volte in teatro fa caldo. E so anche che le scarpe con il tacco 12 di cui sopra fanno un male porco (o cinghiale se preferite). Ma io mi chiedo: perché rovinare un completo che, in taluni casi, ha necessitato di ore di preparativi? Perché non studiare prima questi problemi? Lo chiedo anche a nome del vostro personal shopper o sarto o stilista…
Mi rendo conto che sembra una boiata, ma ho visto persone che si sono davvero tolte le scarpe. E non solo in un palco occupato da un gruppetto in cui nessun’altro aveva modo di vedere … no, io dico proprio in platea. E poi appoggiarli sulle gambe dell’accompagnatore per farsi massaggiare il callo preferito manco si fosse comodamente stravaccati sul divano di casa. Con sommo gaudio degli astanti che, dopo il petomane, si sono trovati anche Callo Furente …

8.     NON SI FANNO FOTOGRAFIE DURANTE LO SPETTACOLO
Avete presente quei film, tipo Arancia Meccanica, in cui il protagonista viene abbagliato frequentemente da luci stroboscopiche? Ecco, se siete un artista sul palco, le foto fatte dagli spettatori hanno le stesso effetto. E in alcuni casi può anche essere pericoloso per l’incolumità dell’artista stesso.
Alle volte rompere un artista costa una cifra. Non vorrei apparire troppo umana, ma non capisco perché rischiare di aggravare le spese del Servizio Sanitario Nazionale solo per una foto che, nove volte su dieci, viene pure sfuocata e sotto esposta. Evitiamolo dai, facciamolo per le tasche di tutti noi, di questi tempi …

9.     NON CI SI ACCOPPIA IN SALA
Non sto scherzando, ho visto gente essere allontanata dalla sala per questo: io capisco che la passione può prendere il sopravvento in certi momenti, ma sotto la voce “accoppiamento in sala” ricadono anche i punti 2, 5 e 7 (qualcuno potrebbe anche fare il malizioso e aggiungerci l’1, a voi la scelta …). Per cui, per cortesia, evitiamo d’infrangere il Codice dello Spettatore in più punti.

10.                       NON SI DISTURBANO GLI ARTISTI
Chiariamo un punto: se si compra il biglietto per andare ad applaudire un determinato artista a teatro quello che si è acquistato è il diritto a rimanere seduti per un determinato periodo di tempo godendo di uno spettacolo. Punto. Il resto è solo cortesia e consuetudine. Non sta scritto da nessuna parte che l’artista sia tenuto, dopo lo spettacolo a intrattenersi con i fan. Molto spesso capita che, all’uscita, il nostro beniamino dedichi qualche minuto per firmare autografi o fare foto, ma non è obbligato a farlo. Qualche tempo fa, invece, mi è capitato di leggere in internet la lettera di una signora che si lamentava perché, dopo un balletto, il ballerino si era dedicato troppo poco ai suoi fan. Leggendo bene mi sono resa conto che: l’étoile si era fermato circa mezz’ora dopo lo spettacolo, poi era salito in macchina per andare a cena, ma la signora era arrivata troppo tardi e, non solo si era offesa perché da già seduto in macchina questo si era rifiutato di scendere per l’autografo e la foto di rito, ma lo aveva addirittura seguito al ristorante pretendendo che le dedicasse “non più di dieci minuti”. Ecco: quando compriamo un biglietto non compriamo l’artista sul palco.

Dopo questo futile decalogo spero di non avervi spaventato troppo: pare che gli artisti sul palco non siano sempre golosi di pop-corn, che anche a loro scappa un ruttino di tanto in tanto, che il Petomane della Scala non sia troppo pericoloso, che ci siano anche ritardatari che non soffrono di incontinenza verbale, che si possa chiudere la bocca a chi parla troppo, che anche le acconciature più assurde prima o poi scendono, che molte sale siano fornite di aria condizionata, che le poltrone siano talmente scomode da inibire con la loro stessa conformazione qualunque desiderio, e che basti essere un minimo sindacale educati per ottenere foto, autografo e altro. Quindi, ve lo consiglio con il cuore, andate a teatro!!!

martedì 6 settembre 2011

Come mi ha descritto un grande autore: Se una notte d'inverno un viaggiatore - Italo Calvino


Già nella vetrina della libreria hai individuato la copertina col titolo che ce...rcavi. Seguendo questa traccia visiva ti sei fatto largo nel negozio attraverso il fitto sbarramento dei Libri Che Non Hai Letto che ti guardavano accigliati dai banchi e dagli scaffali cercando d'intimidirti. Ma tu sai che non devi lasciarti mettere in soggezione, che tra loro s'estendono per ettari ed ettari i Libri Che Puoi Fare A meno Di Leggere, I Libri Fatti Per Altri Usi Che La Lettura, I Libri Già Letti Senza Nemmeno Il Bisogno D' Aprirli In Quanto Appartenenti Alla Categoria Del Già Letto Prima Ancora Di Essere Scritto. E così superi la prima cinta dei baluardi e ti piomba addosso la fanteria dei Libri Che Se Tu Avessi Più Vite Da Vivere Certamente Anche Questi Li Leggeresti Volentieri Ma Purtroppo I Giorni Che Hai Da Vivere Sono Quelli Che Sono. Con rapida mossa li scavalchi e ti porti in mezzo alle falangi Dei Libri Che Hai Intenzione Di Leggere Ma Prima Ne Dovresti Leggere Degli Altri, dei Libri Troppo Cari Che Potresti Aspettare A Comprarli Quando Saranno Rivenduti A metà Prezzo, dei Libri Idem Come Sopra Quando Verranno Ristampati Nei Tascabili, dei Libri Che Potresti Domandare A Qualcuno Se Te Li Presta, dei Libri Che Tutti Hanno Letto Dunque E' Quasi Come Se Li Avessi Letti Anche Tu. Sventando questi assalti, ti porti sotto le torri del fortilizio, dove fanno resistenza

i Libri Che Da Tanto Tempo Hai In Programma Di Leggere,

i Libri Che Da Anni Cercavi Senza Trovarli,

i Libri Che Riguardano Qualcosa Di Cui Ti Occupi In Questo Momento,

i Libri Che Vuoi Avere Per Tenerli A Portata Di Mano In Ogni Evenienza,

i Libri Che Potresti Mettere Da Parte Per Leggerli Magari Quest'estate,

i Libri Che Ti Mancano Per Affiancarli Ad Altri Libri Nel Tuo Scaffale,

i Libri Che Ti Ispirano Una Curiosità Improvvisa, Frenetica E Non Chiaramente Giustificabile.



Ecco che ti è stato possibile ridurre il numero illimitato di forze in campo a un insieme certo molto grande ma comunque calcolabile in un numero finito, anche se questo relativo sollievo ti viene insidiato dalle imboscate dei Libri Letti Tanto Tempo Fa Che Sarebbe Ora Di Rileggerli e dei Libri Che Hai Sempre Fatto Finta Di Averli Letti Mentre Sarebbe Ora Ti Decidessi A Leggerli Davvero.

Ti liberi con rapidi zig zag e penetri d'un balzo nella cittadella delle Novità Il Cui Autore O Argomento Attrae. Anche all'interno di questa roccaforte puoi praticare delle brecce tra le schiere dei difensori dividendole in Novità D'Autori O Argomenti Non Nuovi (per te o in assoluto) e Novità D'Autori O Argomenti Completamente Sconosciuti (almeno a te) e definire l'attrattiva che esse esercitano su di te in base ai tuoi desideri e bisogni di nuovo e di non nuovo (del nuovo che cerchi nel non nuovo e del non nuovo che cerchi nel nuovo).