domenica 16 ottobre 2011

La miracola (dedicato a Daniele Groff)


Credo che tutti noi possiamo associare dei ricordi della nostra vita a canzoni particolari e quello di cui ti voglio parlare oggi è la colonna sonora di un piccolo miracolo. Il motivo per cui ho deciso di farlo adesso, senza che ci sia una qualche ricorrenza particolare, lo capirai alla fine se avrai il tempo e la voglia di leggere.
Tutto iniziò nell’estate del 1999: avevo 23 anni ed una vita in brandelli che mi faceva sentire “sempre strana e confusa”.
Quell’estate mi trovavo nel nord della Francia per visitare le zone dello sbarco e non so perché, ma ascoltando Everyday riuscivo a immaginare il soldato americano che, dalle coste inglesi, scriveva alla fidanzata rimasta a casa in attesa del D Day, pur consapevole che la canzone non centrasse niente.
Durante quel viaggio conobbi AD: una ragazzina di 16 con tutte le ansie, le paure e le insicurezze che solo a 16 anni si possono avere. Ricordo molto bene che io e quella ragazzina non avevamo quasi nulla in comune, a parte la passione per i libri, e chiacchierammo ascoltando Variatio 22. Non so dire perché, in fondo tra me e lei c’erano 7 anni e quasi 400km a dividerci, lei nata a 60 kilometri dalla Svizzera ed io bolognese doc, ma diventammo amiche. Non so neanche dire quando, ma diventammo grandi amiche.
Nei mesi successivi, a dispetto di tutto, quella amicizia crebbe e, quando arrivò il 2001, AD ed io ci trovammo davanti ai primi grandi cambiamenti. C’erano cose che non mi piacevano, se mi fossero piaciute sarei stata felice, e per questo lasciai l’università. Per la seconda volta mi dovevo reinventare una personalità. Intanto AD diventava maggiorenne e c’erano un sacco di mondi da esplorare per crescere. Mentre Lory diventava quasi una terza amica, in quel luglio nacque uno dei miei più  grandi amori, terra tra due fiumi: la mia nipotina.
Nel frattempo AD cambiava città, scegliendo l’università, e incominciava una nuova vita “da adulta”. Forse fu proprio allora, quando calò sia la distanza anagrafica che quella geografica ed iniziarono i primi (e per ora soli) battibecchi che la nostra amicizia ebbe una svolta, mutuandosi da grande amicizia in Grande Amicizia, in mezzo a scelte sbagliate cercando amori che avessero dipinta in blu quell’anima.
Nel 2005 arrivarono altre due grandi evoluzioni per noi: AD conobbe EI,  ed io conobbi la seconda ingiustissima realtà: la storia d’amore in cui credevo finì. Lui andò via, anche se non sapevo il perché. Ricordo che era un giovedì notte e che mandai un messaggio ad AD: il pomeriggio seguente era in stazione nella mia città. Prenotammo le ferie assieme e lei lasciò a casa un fidanzato nuovo di zecca perché, per certe esperienze, gli uomini o si limitano a uscire dall’mp3, oppure è meglio incontrarli sul posto. Sfortuna mia: ci fu solo l’mp3.
Quell’estate Ingiustissima Realtà mi accompagnò come un canto di speranza: non ero più la ragazza sempre strana e confusa, ero una donna, che nonostante il momento sapeva che avrebbe rivisto terra e sarebbe volata sopra ogni mistero, ogni decisione presa contromano. Lei non me lo disse mai, ma sospetto che il suo compagno di viaggio fosse Buon Compleanno dato che il fidanzato in quei giorni compiva gli anni a migliaia di kilometri di distanza. Anche se sentiva la mancanza di EI, non me lo fece mai pesare, perché, se anche sola camminava, iniziava a camminare con lui.
Qualche settimana fa ho letto su Facebook che avresti tenuto un concerto vicino a casa mia. AD ed io non ci abbiamo pensato un minuto: l’occasione di sentire dal vivo la colonna sonora della nostra amicizia era troppo ghiotta. E poi, detto tra noi, era di venerdì quindi passare il week end assieme era una grande opportunità. Inizialmente pensavo che saremmo andate solo noi due, ma EI ho voluto accompagnarci: negli ultimi sei anni gli sei entrato nelle orecchie.
L’altra sera abbiamo cantato tutto il tempo e per la prima volta mi sono resa conto di quanto alcuni canzoni possano essere davvero la colonna sonora di un piccolo miracolo: due donne lontane nel tempo e nello spazio possono crescere e maturare diventando Grandi Amiche. Ora che siamo grandi e mostriamo le lacrime senza vergogna, siamo anche in grado di apprezzarlo.
Dopo lo spettacolo ti ho detto solo grazie, e tu mi hai risposto “grazie a voi per essere venuti al concerto”. No, Daniele, grazie a te: per questi 12 anni, per questo miracolo. In attesa di una nuova grande svolta …

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