domenica 26 giugno 2011

Se non siete gli indifferenti...

Il 26 giugno si celebra la Giornata Mondiale Contro la Tortura.
Essa è stata istituita qualche anno fa seguito dell’adozione da parte delle Nazioni Unite (10 dicembre 1984 ed entrata in vigore il 26 giugno 1987) della Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti inumani o degradanti.
Le Nazioni Unite definiscono la tortura in questi termini:
“il termine ‘tortura’ designa qualsiasi atto con il quale sono inflitti a una persona dolore o sofferenze acute, fisiche o psichiche, segnatamente al fine di ottenere da questa o da una terza persona informazioni o confessioni, di punirla per un atto che ella o una terza persona ha commesso o è sospettata di aver commesso, di intimidirla od esercitare pressioni su di lei o di intimidire od esercitare pressioni su una terza persona, o per qualunque altro motivo basato su una qualsiasi forma di discriminazione, qualora tale dolore o tali sofferenze siano inflitti da un funzionario pubblico o da qualsiasi altra persona che agisca a titolo ufficiale, o sotto sua istigazione, oppure con il suo consenso espresso o tacito. Tale termine non si estende al dolore o alle sofferenze derivanti unicamente da sanzioni legittime, ad esse inerenti o da esse provocate.”

Sebbene possa sembrare assurdo, l’Italia, che ha ratificato la Convenzione il 12 gennaio 1989, non ha ancora inserito nel Codice Penale la definizione specifica del reato di tortura.  Nei giorni scorsi (era il 15 giugno) il portavoce per l’Italia di Amnesty International Riccardo Nuory presentando il rapporto annuale per l’Italia al Senato ha lanciato nuovamente l’allarme: “Da 23 anni ci viene detto che ci si sta lavorando e poi all’Upr si risponde che è giuridicamente difficile sostenerlo, perché è una fattispecie già coperta da altri articoli”. In pratica, il nostro Parlamento ha risposto sostenendo che il reato di tortura sarebbe già coperto da altri reati primo fra tutti quello di maltrattamenti.
Come se la tortura fosse assimilabile ai maltrattamenti.

Vi prego: se pensate che tortura e maltrattamenti sono la stessa cosa proseguite nella lettura, perché dovete sapere che non è così. La tortura è un’altra roba.

L’obiettivo ultimo della tortura non è la morte della vittima, ma il suo annientamento come essere umano, l’annullamento della sua personalità, dignità, individualità. Non è un caso se le conseguenze psicologiche e sociali sono ben più profonde e difficili da cancellare di quelle psichiche. La tortura uccide la persona lasciando in vita l’individuo.
Ma c’è di più: ogni atto di tortura viene svolto seguendo un protocollo.
In essa nulla è lasciato al caso.
Esistono specifiche tabelle che qualche medico ha stilato, specifiche figure professionali che hanno subito un addestramento ad hoc e specifici oggetti che qualcuno ha progettato e costruito. Vi rendete conto di quello che leggete? Cioè: vi rendete conto che vi sto dicendo che esistono medici a questo mondo che studiano il modo perfetto per annientare una persona? Capite che sto dicendo che esistono corsi professionali specifici per istruire persone a demolire psico-fisicamente altre persone? Che ogni singolo torturatore viene addestrato a compiere un determinato lavoro? Che impara a non provare alcuna empatia nei confronti delle sue vittime? Sapete che i torturatori rivestono vari ruoli come fossero attori di una pantomima per perseguire i propri fini?
Esistono moltissimi metodi di tortura ognuno dei quali ha una sua funzione specifica ed una sua applicazione: si va dalle percosse alle scosse elettriche, dallo stupro all’annegamento simulato, dalle bruciature alle fratture varie e via dicendo … Negli ultimi decenni, anche la tortura è stata oggetto di un processo di evoluzione per “non lasciare tracce fisiche” ( o se preferite “non far male”) in  modo da rendere meno semplici da individuare le prove sui corpi delle vittime: in questo contesto rientrano le tecniche di privazione del sonno, simulazioni di esecuzioni, minacce varie, imposizione di ascoltare musica assordante, deprivazioni sensoriali di vario tipo eccetera …

Pensate poi a chi guadagna in modo lecito grazie a tutto questo perché intorno alla produzione e alla commercializzazione di strumenti di tortura c’è un business molto fiorente di cui il nostro paese può vantare uno dei suoi tanti picchi di eccellenza.

Provate un certo senso di nausea? Non avvertite un certo schifo di fronte a tutto questo?

Adesso riflettiamo su un altro punto: chi sono le potenziali vittime di tortura? Ebbene, la risposta è veramente agghiacciante: potremmo essere tutti. Perché la tortura moderna non si applica più solo all’oppositore politico, ma anche al sindacalista, al piccolo criminale o al cittadino qualunque. Ci sono categorie di persone (bel termine vero? “categorie di persone”, ci rendiamo conto dell’orrore di categorizzare vero?) che sono più a rischio di altri: in primo luogo coloro che denunciano, perché contrastano la colpevole omertà che alla tortura si accompagna, e quindi i più inermi, donne e bambini, ma anche emarginati a vario titolo, minoranze etniche, omosessuali e chiunque si possa trovare nel fatidico posto sbagliato nel momento sbagliato.
Nessuno è al sicuro.

La tortura, poi, si nutre e si riproduce in modo più rapido e feroce di quanto non immaginiamo: l’omertà e l’impunità che l’accompagnano fanno sì che non ci sia alcuna possibilità di giustizia per chi da essa è stato dilaniato rendendo inutili tutti gli sforzi di chi la combatte. E ricordate sempre che l’odio ha un solo figlio che si chiama ancora odio. In alcuni paesi di guerra, ad ogni ribaltamento di fronte i torturati diventano torturatori in un vortice inarrestabile.
Inserire il reato specifico di tortura nel nostro ordinamento è fondamentale. Solo con questa definizione presente sarà possibile perseguire non solo chi esegue la tortura (e adesso non voglio tediarvi con casi specifici italiani, mi basta fare qualche nome: il caso dei pestaggi alla scuola Diaz nel 2001, Stefano Cucchi e Federico Aldrovandi, situazioni considerate dagli osservatori internazionali degne di essere ascrivibili a tale reato), ma anche chi la ordina, stila i protocolli di tortura, chi si macchia della colpa dell’omertà, chi da questa pratica ne ricava un business.

Ed ora, alla fine, torno proprio al titolo del mio articolo: se vi ho messo una piccolissima pulce nell’orecchio, se in un qualche modo vi ho provocato una piccola reazione di rigetto a tutto questo, in poche parole, se non siete gli indifferenti; non potete andare avanti facendo finta di niente. E se vi state chiedendo cosa potete fare, io una prima risposta ve la posso dare: informatevi e informate. Perché tutti sappiano quale occasione abbiamo perso nei giorni scorsi. Perché quando l’anno prossimo si celebrerà ancora questa giornata, alla sola idea che l’Italia non abbia ancora preso i giusti provvedimenti ci siano milioni di persone a protestare. Perché se si vuole sconfiggere la tortura si può partire soltanto dallo smantellamento dell’ignoranza e dell’omertà che la circonda. Io sono solo uno pseudonimo, ma voi siete persone, non individui. 

sabato 18 giugno 2011

vissuto fantasy

È lassù, dietro al colle, dietro agli alberi. E lassù, nella notte, con la sua magia, mi elargirà il suo dono prezioso. M’inerpico nella boscaglia come quando, da bambina, cacciavo le lucciole che ancora adesso mi volano intorno con le loro migliaia di intermittenze. Ogni intermittenza una specie diversa. La terra sotto i miei piedi scricchiola mentre mi avventuro nella pancia del bosco. Il suolo è strano sotto le mie scarpe, quasi morbido, forse accidentato, o forse lo è solo nella mia fantasia e, così incerta, rischio di cadere ad ogni passo. Nel buio, io. Sola. I miei sensi sono resi più acuti dalla tensione. Mi sento come uno degli invisibili animali che mi girano intorno. L’essere un esemplare della specie più evoluta non mi serve, e mi sento parte di questo qualcosa di oscuro che mi avvolge. Sono preda e predatore. Faccio parte di un ecosistema che so non poter soggiogare a mio piacimento, ma cui posso solo assoggettarmi.
Attorno a me un rumoroso silenzio mi avvolge, lo ascolto scavandomi dentro l’anima come raramente mi era successo prima in vita mia. Cerco di carpire tutti i messaggi di ogni singolo sussurro che mi giunge all’orecchio da parte della natura. Rimango il più possibile negli spazi aperti perché non so quali creature potrebbero scendere dai rami degli alberi neri sopra di me. Quei rami sembrano scheletriche braccia desiderose di stringermi forte il collo. Ogni tanto batto le mani per fare rumore. Non ci avevo mai pensato, ma anche il semplice battito di mani può esprimere emozioni diverse. Quando voglio applaudire educatamente, io non emetto alcun suono, mentre adesso, nel buio, nel timore, le batto forte e il suono che emetto rimbomba nella vallata con un eco metallico quasi minaccioso. Sento un forte pulsare nelle tempie, è il mio cuore che cerca di pompare più sangue al mio cervello teso. Continuo a camminare lungo il percorso in salita che mi porterà verso il mistero. Finalmente arrivo a una radura e il buio diviene meno buio con la luce apparentemente pallida che mi arriva dalla Luna. Laggiù, in fondo, noto appena la luce delle città e penso a come sono sfortunati i cittadini che non possono vedere a causa della luce. Che buffo: la luce impedisce la vista.
Ed ecco.
Improvvisa.
La magia.
Un vento freddo in pieno giugno mi colpisce nelle braccia. Un vento che sembra provenire da Lei. È immensa. Sembra anche più potente del solito. Mi sento piccola. Mi sento figlia sua. La guardo con reverenza e rifletto sul fatto che ne ho sempre conosciuta solo una faccia. Infondo Lei è come noi animali in cima alla catena alimentare: ci mostra solo la faccia che ci vuole mostrare mentre quell’altra la tiene per se. Anch’io sono come Lei: mostro solo la faccia che voglio mostrare, ma c’è una parte di me che tengo solo per me.
Ora mi guarda: il suo volto si sta oscurando lentamente. Inizialmente sembra quasi impercettibile, ma poi l’oscuramento diviene evidente.
Sento i lupi che ululano accompagnati dai latrati terrorizzati dei cani. È un’emozione strana: questa magia mi appartiene, anche se non ho alcun potere. Io sono solo una comune mortale eppure, non so perché, esiste una forza superiore che mi rende partecipe a tutto ciò. Sono un’eletta. Solo io, qui nella radura, posso godere di questa magia.
Intanto l’oscuramento prosegue. Ascolto il mio io e mi stringo nelle braccia: il vento continua a colpirmi e sento quasi freddo. La gola mi si secca, forse dovrei tornare indietro, questo posto è pericoloso. No. Resto. Io non ho paura. Basta battere le mani ogni tanto. E ascoltare. Ascoltare e guardare. Ascoltare l’inudibile e guadare l’invisibile. Invisibile? Non la magia. Quella riesco a vederla bene. Anzi: mi devo sforzare di guardare anche altro per non diventare preda. Inudibile? Anche l’erba sembra urlare. Lei intanto diventa inesorabilmente più scura, sembra quasi scocciata da questa incursione impropria nel suo spazio.
È il momento clou: l’oscuramento è totale. Resta solo un leggero alone di luce attorno al buio. Ovunque è buio. Buio e freddo. Freddo e vento. Vento e luce.
Poi la magia finisce.
La luce torna senza fretta.
Lei si riprende il suo spazio e scaccia con pigrizia il buio che aveva occupato impropriamente il suo posto. Con calma: prima un piccolo spicchio di luce, poi, come se uscisse da un nascondino, il buio torna verso il nulla da cui proveniva.
Resto ancora incantata. Quanto è bella la luce della Luna? Ma quanto è intensa? La luna piena nel cielo sereno di giugno è così forte da proiettare le ombre degli alberi che si affacciano alla radura.
Anche il silenzio torna a urlare. Cani e lupi si calmano. Finalmente il buio ha smesso di fare loro paura. In lontananza un gufo si alza in volo.
Adesso mi guardo in giro: alla nuova luce della Luna il bosco è meno tenebroso. Gli alberi neri sembrano invitarmi a insinuarmi nuovamente nella pancia del bosco. Accolgo l’invito e mi avventuro nuovamente ascoltando l’inudibile e guardando l’invisibile.
Tornando verso casa, penso a chi dice che l’eclisse di Sole è la più bella. Ma come? E chi riesce a vederla un’eclisse di Sole? Ci vogliono gli occhiali apposta per non rovinarsi la vista. Un’eclissi di Sole è visibile da qualunque luogo, non è necessario andare in un bosco. Un’eclissi di Luna è magia. È il trionfare del buio per pochi minuti prima che la Signora si riprenda il suo spazio. Ed è il buio totale. Anche se solo per poco. È magia. La mia magia. Ed io sono un’eletta.


                                                                  

lunedì 13 giugno 2011

Antonio Gramsci - Indifferenti

“Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti.
L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti”.

11 febbraio 1917

venerdì 10 giugno 2011

e domenica dirò sì!


Vi avviso subito: questo non è un articolo, è un lenzuolo, e potrebbe anche essere piuttosto noioso; quindi siete anche liberi di non leggerlo, basta che domenica andiate a votare come dico io!
Come spero sappiate tutti, domenica si va a votare a un referendum. Dico spero perché ho notato una certa, e oserei dire colpevole, mancanza d’informazione da parte dei media. Aggiungerei comprensibile mancanza d’informazione perché siamo governati da una maggioranza che ha tutti gli interessi affinché ce ne rimaniamo a casa.
Siccome in questi giorni ne ho sentite di stupende, ho deciso di scrivere quello che penso a proposito dei quesiti e spiegarvi le ragioni dei miei voti. Intanto il referendum è abrogativo e quindi, come il solito, per mantenere la legge bisogna dire NO e viceversa. Questa è una cosa che noi donne possiamo capire molto facilmente: avete presente? È come quando il partner ci chiede “cos’hai?” e noi rispondiamo immancabilmente “niente”, per dire “ho un mondo di cose che non vanno”. Insomma: se i decreti in questione non vi sembrano giusti, dovete votare SI’ altrimenti NO.
Personalmente trovo questo referendum davvero stupido. Sia chiaro: non credo che le domande che ci vengano poste siano stupide e quindi indegne di essere prese in considerazione, ma trovo inconcepibile il fatto che dobbiamo decidere circa leggi che, secondo me, non sarebbero mai neanche dovute essere promulgate. Quindi domenica uscirò e mi recherò alle urne a votare domande intelligenti su decreti stupidi perché questi spariscano. Alla faccia del governo.
Adesso vi posto le domande esatte, ma prima vi voglio far notare che due su quattro sono riferite allo stesso decreto: il n.112 del 25 giugno 2008. Insomma sprecheremo due fogli di carta a elettore (quindi quasi 100.000.000 di fogli, l’Amazzonia ringrazia) per togliere parti di uno stesso decreto legge. Qualcuno (io, ad esempio) potrebbe anche pensare che si poteva ponderare meglio prima certe questioni.

DOMANDA N°1: SERVIZI PUBBLICI PRIVATIZZABILI – DICO NO ALLE ECOMAFIE E AI SUOI ANNESSI

"Volete Voi che sia abrogato l'art. 23-bis (Servizi pubblici locali di rilevanza economica) del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112 "Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e finanza la perequazione tributaria", convertito, con modificazioni, in legge 6 agosto 2008, n. 133, come modificato dall'art. 30, comma 26, della legge 23 luglio 2009, n. 99, recante "Disposizioni per lo sviluppo e l'internazionalizzazione delle imprese, nonché in materia di energia", e dall'art. 15 del decreto-legge 25 settembre 2009, n. 135, recante "Disposizioni urgenti per l'attuazione di obblighi comunitari e per l'esecuzione di sentenze della corte di giustizia della Comunità europea", convertito, con modificazioni, in legge 20 novembre 2009, n. 166, nel testo risultante a seguito della sentenza n. 325 del 2010 della Corte costituzionale?"

Io ho letto e riletto la domanda, sono andata a studiare anche questo caspita di articolo 23-bis e mi è parso di capire una cosa importante: non si parla solo di acqua! In questo bel decreto si lascia che i privati entrino con le loro aziende nel settore pubblico anche per quanto riguarda l’energia, lo smaltimento dei rifiuti e altri servizi di pubblica utilità. Leggendo il burocratichese, lingua per me assai ostica, mi è parso di capire che il settore sanitario ne è escluso perché non sarebbe un settore economicamente strategico. Insomma, se ho capito bene, cancellando quest’articolo non si eliminerebbero i privati solo dalla gestione dell’acqua, ma anche dallo smaltimento dei rifiuti per esempio. Non so voi, ma io ho come la vaga sensazione che anche la camorra e le altre mafie siano d’accordo con il governo circa l’idea di non andare a votare o, al massimo, a votare NO … e, non so voi, ma a me questo sembra già un buon motivo per votare SI’.
I promotori del NO sostengono che, con l’ingresso dei privati, la rete idrica italiana, cha attualmente è allo sfascio, migliorerebbe. Mi permetto di far notare che questo decreto è in vigore da tre anni e che il sistema idrico è rimasto pressoché inalterato, quindi direi che non mi sembra granché come argomento.

DOMANDA N°2 – INVESTIMENTI SULL’ACQUA: IO NON SONO PRIVATIZZABILE NEANCHE AL 65%!

"Volete Voi che sia abrogato il comma 1, dell'art. 154 (Tariffa del servizio idrico integrato) del Decreto Legislativo n. 152 del 3 aprile 2006 "Norme in materia ambientale", limitatamente alla seguente parte: "dell'adeguatezza della remunerazione del capitale investito"?"

Questo è il vero nodo sull’acqua. Mi sono andata a leggere il decreto n.152 e, in pratica, quello che ci chiedono è se siamo d’accordo sul fatto che i privati, o il pubblico se viene abrogato l’articolo 23-bis, ma rimane questo, possano aumentare la bolletta dell’acqua in base agli investimenti fatti. Siccome il settore è decentralizzato, questo significa che il costo dovrebbe cambiare in base alla zona e quindi in base agli investimenti fatti. Mi spiego: in una situazione in cui l’acqua è privatizzata l’azienda X che investe 100 nell’entroterra siciliano (zona soggetta a desertificazione) può chiedere al cittadino di pagare molti più soldi rispetto all’azienda Y che investe dieci nella zona subalpina. Avete un’idea del potere che viene dato in mano ad un’azienda in questo modo? Il 65% del nostro corpo è composto di acqua. L’acqua è la nostra fonte di vita. Non si può lasciare che un’azienda possa decidere di toglierla a chi non può permettersi di pagare una bolletta destinata a diventare insaldabile con il processo di desertificazione che sta assalendo il nostro meridione! Non è umanamente accettabile. E mi sembra assurdo anche solo pensare che si possa dire che una cosa del genere va bene. Io a tutto questo dico in modo convinto no. E infatti voterò SI’.

DOMANDA N°3 – IL RITORNO DEL NUCLEARE: CON LA NOSTRA TESTA NON CE LO POSSIAMO PERMETTERE.

"Volete voi che sia abrogato il decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito con modificazioni, dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, nel testo risultante per effetto di modificazioni ed integrazioni successive, recante Disposizioni urgenti per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività, la stabilizzazione della finanza pubblica e la perequazione tributaria, limitatamente alle seguenti parti:
art. 7, comma 1, lettera d): realizzazione nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia nucleare."

Vedete, personalmente non sono contraria all’energia nucleare in toto. Sarebbe come dire che sono contraria al fuoco. Anche se, a differenza della legna da ardere, l’uranio non è una fonte rinnovabile e sta andando anch’esso a esaurimento (con conseguente aumento dei costi e spostamento del problema dall’essere legati a paesi che hanno materie prime che noi non abbiamo). E non credo neanche che sia sull’onda emotiva degli incidenti nelle centrali che si debba dire no; altrimenti darei ragione a chi dice “ma tanto le centrali nucleari sono a pochi km dal confine che cosa cambia?”. Onestamente, non sono i grandi incidenti tipo Cernobyl o Fukushima che mi spaventano. No: quello che mi terrorizza sono i piccoli incidenti continui, le piccole fughe dovute a un sistema di sicurezza fatto con i piedi, al risparmio, tanto per intascare qualche mazzetta. Il motivo per cui sono contraria al nucleare è perché, in un paese come il nostro, non ce lo possiamo permettere. E il problema non sono i terremoti o l’alta densità abitativa, il problema sta proprio nel fatto che siamo italiani. Un progetto come quello che sta dietro a una centrale nucleare prevede che le cose siano fatte per benino e in un paese come il nostro, in cui non siamo neanche in grado di costruire una scuola elementare o un ospedale in modo decente senza speculazioni fraudolente, con quali materiali pensiamo di costruire una centrale? Mattoncini Lego (ma le imitazioni quelle con il piombo dentro così siamo già a posto), cartongesso e sabbia della Riviera?
E, sempre perché siamo in Italia e abbiamo un problema di smaltimento dei rifiuti urbani che sembra irrisolvibile, cosa contiamo di fare delle scorie? Perché, onestamente, per quanto mi sia applicata, io un piano serio per lo smaltimento delle scorie di una centrale nucleare non l’ho trovato. Per favore: nessuno faccia la battuta “le mandiamo a Napoli che tanto lì ne hanno già tanti che manco se ne accorgono”, perché l’ho già sentita e non mi fa ridere.
Se un paese come la Germania decide che di questa fonte di energia si può fare a meno, perché noi non potremmo investire quei miliardi in una ricerca seria sulle fonti di energia alternativa? Sapete che la Svezia compra i rifiuti all’estero perché da questi crea energia e non ne ha abbastanza? Magari non sarebbe più utile spendere i soldi che costa una centrale nucleare per costruire una centrale di smaltimento di tipo svedese, o magari due? Sicuramente non sarebbe sufficiente, ma intanto sarebbe già un buon inizio per risolvere due problemi in un colpo solo e poi neanche una centrale nucleare singola sarebbe sufficiente. E perché non cominciare con l’investire i soldi delle centrali nel finanziare l’uso del fotovoltaico e imporlo nelle case di nuova costruzione? O ancora: se proprio nucleare deve essere, sapete che in aprile a Bologna è stato presentato il primo reattore per la fusione a freddo, che sfrutta fonti rinnovabili e pare sia a bassissimo rischio? Navigando in rete ho scoperto che questi reattori (che sono anche abbastanza piccoli da essere considerati quasi domestici), saranno costruiti in Grecia perché da noi non si sono trovati i fondi, mentre in Grecia sì. In Grecia, appunto, che non mi è il paese economicamente più benestante dell’Unione … ma dell’intelligenza, la nostra grande materia prima regalata all’estero e poi ricomprata a un prezzo altissimo ne ho già parlato.
Fatte tutte queste premesse, anche questa volta dirò SI’, sperando che un governo qualsiasi, si decida finalmente a proporre un piano energetico serio, decente che non ricada nel solito pasticcio che risolve l’emergenza, ma non riesce a vedere oltre.

DOMANDA N°4 – LEGITTIMO IMPEDIMENTO: SE L’IMPEDIMENTO C’É, ALLORA NON È LEGITTIMO.

"Volete voi che siano abrogati l'articolo 1, commi 1, 2, 3, 5 e 6, nonché l'articolo 2, della legge 7 aprile 2010 n. 51, recante Disposizioni in materia di impedimento a comparire in udienza?"

Questo è il quesito più stupido in assoluto perché, secondo me, ci mette di fronte ad un errore logico evidente. È assurdo porsi il problema che un governatore non possa presenziare al proprio processo perché deve governare. Semmai deve essere il contrario: un governatore non può governare, e quindi si deve dimettere, perché deve subire un processo. È una semplice questione logica. E quindi trovo questo decreto impresentabile al mondo.
Io capisco che il nostro Primo Ministro si senta perseguitato da una magistratura fatta di cattivoni che hanno come unico scopo nella vita quello di metterlo in prigione, ma lui potrebbe anche sforzarsi di avere un comportamento che sia un minimo sindacale corretto per evitare tanto lavoro ai giudici.
Berlusconi non è certo il primo a subire dei processi in questa particolare condizione, ma è il primo che si permette si screditare la magistratura ovunque egli si trovi nel mondo. Prima di lui mi vengono in mente due personaggi come Andreotti e Clinton che hanno subito una persecuzione paragonabile alla sua (Clinton è stato sotto indagine dal primo giorno del suo primo mandato presidenziale fino all’ultimo giorno del suo secondo), ma nessuno di loro si è mai permesso di dire cose del tipo: “Siamo a rischio di una dittatura della magistratura di sinistra” e nessuno di loro ha pensato a farsi un decreto su misura per sfuggire alla legge. Anzi: se ben ricordo, Andreotti, che all’epoca godeva dell’immunità parlamentare, vi rinunciò per potersi difendere in modo consono e nei luoghi consoni. Non ho mai reputato Andreotti un esempio di politico dall’animo puro o di coscienza pulita, ma, nel caso specifico, mi ritrovo ora a rimpiangerne, se non altro, la classe.

E da qui faccio la mia ultima riflessione: quando andavo a scuola, mi avevano insegnato che le democrazie moderne sono tutte figlie dell’Illuminismo che prevedeva una netta distinzione tra i tre poteri dello Stato.  Questi poteri erano: il potere esecutivo, nel nostro caso il governo, il potere legislativo, il Parlamento, e il potere giudiziario, la magistratura. Allo stato attuale dei fatti un capo del governo che, da un lato continua a screditare il Potere Giudiziario mentre cerca di soggiogarlo al Potere Esecutivo con la riforma della giustizia; e dall’altro svuota il Potere Legislativo del suo compito effettivo con questo continuo ricorso a Decreti Legge e voti di fiducia, mi fa molta paura.
E allora forse i miei quattro SI’ non sono così stupidi come credevo, forse davvero sono importanti. E allora, se siete arrivati a leggere fin qui, vi prego: andate a votare, perché, questa volta il quorum ci serve davvero!

lunedì 6 giugno 2011

revisione parte seconda (dedicato a MV)


Prima di parlare del Lago dei Cigni credo sia opportuno definire cos’è un CIGNO. Un cigno è un uccello acquatico, in più è anche territoriale e aggressivo. Quindi il cigno è un pennuto che caga come un piccione puzza d’acqua marcia e in più tira pure a beccarti se ti avvicini. Insomma i cigni, in realtà, sono degli esseri veramente fetusi. Da lontano sembrano carini, ma da lontano. Solo che non te ne ricordi e allora ti avvicini. E finisci male. Provaci dai. Poi, dopo che ti trovi nella puzza a pestare il guano cercando di fuggire a un branco di pennuti isterici che ti vogliono come cena non dire che non ti avevo avvisato. Insomma, i cigni hanno un solo pregio: non parlano.
Fatte queste doverose premesse passiamo al Lago dei Cigni.
ATTO I
Siegfried è un ragazzo con molti problemi e complessi dovuti in gran parte ad una madre troppo ingombrante … no, aspetta quello è Carlo d’Inghilterra. Vebbè, il discorso cambia poco, sono sempre problematici questi regnanti. Comunque… che dicevo? Ah sì! Allora: Siegfried è un problematico bamboccio la cui regale madre vorrebbe vedere maritato, nonostante il ragazzo dimostri più interesse per i cacciatori piuttosto che per le donzelle e, quindi decide di andarsene a caccia con loro.
Qui si potrebbe aprire un bel dibattito su come possa una regina pensare di governare un paese quando non è in grado neppure di gestire il bimbominkia emo che ha messo al mondo, ma forse non è il caso.
ATTO II
Presentiamo un paio di nuovi personaggi: Odette e Rothbarth. Rothbarth è un mago che sbanca il lunario tentando di compiere un colpo di stato, cosa per altro non molto sbagliata visto la regina da cui si trova ad essere governato, mentre Odette è una principessa così carina, dolce e simpatica da essere trasformata in  un CIGNO da Rothbarth. Adesso, discutiamone: secondo te quanto può essere disintegrasistemanervoso una donzella degna di essere trasformata nell’uccellaccio di cui sopra? Insomma, se fosse trasformata in un oca, potrei pensare che, forse, la ragazza non è molto intelligente, ma è ancora recuperabile, ma se viene trasformata in un cigno sicuramente no! A questo punto mi sembra opportuno fare una domanda: ma siamo proprio sicuri che Rothbarth sia il cattivo della storia?
Ma torniamo alla storia. Siegfried, va a caccia DI NOTTE. A proposito: ti avevo detto che è anche scemo oltre che bimbominkia ed emo? No, perché non ci vuole un genio per sapere che di notte gli animali dormono nelle loro tane e non si riescono a cacciare. No, aspetta … mi viene un dubbio: e se per lui la caccia fosse solo un pretesto per appartarsi con i cacciatori? Potrebbe anche essere un’idea no? Visto la madre che si ritrova, farei anche fatica a dargli torto. Vabbè, sto divagando decisamente troppo … Comunque … Siegfried va a caccia di notte, appunto, e qui incontra Odette e se ne innamora. Ora: ma vedo solo io che questo c’ha pure dei problemi di zoofilia??? No, dico, cioè: ma questo si innamora di un cigno! Secondo me il problema, in questi casi è sempre la madre: almeno Carlo d’Inghilterra si è scelto un mammifero, mica un pennuto …
ATTO III
La madre dell’emo notturno decide di organizzare una festicciola tra amici (non più di ottomila invitati da tutto il mondo, una cosetta in famiglia insomma) per trovare una moglie al pargoletto che, come abbiamo visto, non sembra molto interessato all’argomento. Al ballo, per fortuna, si presenta anche il mio eroe (Rothbarth, mica Siegfried!) con la figliola Odile. Odile è una cara ragazza impegnata nel sociale: si impegna per un mondo migliore in cui non ci siano odiosi cigni ad allietare le notti di un principe con strane turbe. È una donna che sa bene qual è il suo obiettivo e per raggiungerlo non esita. Il dettaglio che sia una stragnocca non guasta, e riesce nel suo intento. Il bombominkia-emo-notturno-zoofilo le dichiara il suo amore e la chiede in moglie. Ho dei seri dubbi sul fatto che tutta questa manovra sia per mettere buona la madre che non si sopporta più e continuare a frequentare cacciatori notturni in santa pace, ma di questo bisognerebbe discuterne con Petipa in persona, e temo che la cosa presenti un certo numero di difficoltà …
ATTO IV
Siegfried torna al lago di notte e si ribecca l’uccellaccio malefico che le fa una scenata degna di una donna in premestruo il che, visto che di un cigno si continua a parlare, non è un bel sintomo …
LIETO FINE (SECONDO ME)
… Rothbarth interviene a salvare il futuro genero (infatti quello è così furbo da andare a caccia senza essere armato: ma porca pupazza, se si racconta una balla almeno che sia credibile no?!) e lo toglie dal becco della pennuta premestruata eliminando la rompiballe e rendendola commestibile.
In questo modo si accontentano anche le migliaia di spettatori che sperano sempre nella morte del cigno: una volta tanto non saranno costretti a sparagli dalla platea.
La scena finale è un tripudio di gioia: Siegfried e Odile si sposano e banchettano insieme alla corte con cigno arrosto! Mi sorge un dubbio: non è che al banchetto di nozze tra Carlo e Camilla si sono mangiati bistecca di cavallo??